L'ambiente: ambizioni e tifo da riconquistare
C'è una piazza da riconquistare a suon di successi e, a proposito di «anno zero» e di «piano triennale», non sembra affatto una questione secondaria in casa Juve. La qualificazione in Champions e la conquista della Coppa Italia avevano riavvicinato la parte più scettica del tifo ad Allegri, vincente anche nelle condizioni più critiche. Al netto degli #AllegriOut dei social, il tecnico ha sempre goduto di un ampio consenso: la maggior parte dei tifosi gli ha dedicato cori e striscioni («Mister devi restare, al Mondiale con te vogliamo andare» l’ultimo attestato di stima) restando al suo fianco anche durante la crisi che ha allontanato la Signora dalla vetta. La sua partenza rischia di far perdere al popolo juventino un prezioso punto di riferimento e, anche per questa ragione, il compito che erediterà Motta, accolto con gli onori dopo la stagione trionfale al Bologna, non sembra affatto facile e va ben oltre le semplici dinamiche di campo.
Impedire ai rivali dell'Inter di aprire un ciclo
Quest’anno la Juve è tornata a sentire profumo di scudetto, almeno fino a febbraio, dopo tre stagioni passate a danzare nella zona Champions senza mai essere davvero una seria pretendente al titolo. I tifosi chiedono alla società una squadra da subito competitiva per evitare che i rivali dell’Inter possano aprire un ciclo, approfittando di un vuoto di potere nel quale può inserirsi anche il nuovo Napoli di Conte, ex mai dimenticato. Una Coppa Italia, pur fondamentale nell’ottica di riaprire la bacheca del JMuseum, non può bastare dunque a soddisfare i palati finissimi di tifosi che hanno festeggiato l’ultimo scudetto nel 2020 e soltanto in due occasioni negli ultimi 30 anni sono rimasti lontani dal tricolore per almeno un lustro: tra il 1986 e il 1995, cioè tra il 22° e il 23° titolo (ma con due Coppe Uefa vinte) e poi dopo il 2003 a causa di Calciopoli.