Il piano istituzionale: la "stagione della pace"
Non sorprenda la volontà di chiudere ogni possibile contenzioso legale con Allegri: la Juve ha inaugurato da tempo la “stagione della pace” diventando meno battagliera (secondo alcuni per questo meno rispettata) e più inserita nelle dinamiche e nei rapporti internazionali con Uefa e Fifa. Al patteggiamento con la giustizia sportiva per le manovre stipendi, nonostante la professione d’innocenza sbandierata in ogni aula, è seguita infatti la fuoriuscita dal progetto Superlega, poi l’accettazione della squalifica di un anno imposta dall’Uefa, infine la richiesta di rientrare nell’Eca, l’associazione dei club europei, rompendo una volta per tutte gli ultimi legami - anche filosofici - con la gestione di Agnelli, che viceversa aveva avviato un percorso politico differente ma forse maggiormente affine all’ambizione di grandezza della piazza.
Una Juve più attiva in Lega
In parallelo ai dialoghi riallacciati con Ceferin e Infantino, corre una particolarissima partita italiana: dopo anni passati a osservare, negli ultimi tempi la Juve ha cominciato ad alzare la voce in Lega. Lo sta facendo tramite Calvo, che da uomo dei ricavi è stato promosso a direttore del reparto "sviluppo calcistico"; così il club ha preso le distanze dalla leadership Lotito-De Laurentiis, contestato l’operato del presidente Casini (fino a firmare una lettera per chiedergli di non parlare di certi temi in suo nome) e creato un fronte con Milan, Inter e Roma. Le cosiddette “4 big” a febbraio si sono recate dal presidente Figc, Gravina (che la Lega osteggia), per chiedergli sostegno sul format della Serie A a 18 abbandonando l’attuale struttura a 20. Nel frattempo, con l’addio di Allegri e Manna e la probabile partenza di Cherubini non ci sono più “agnelliani” in società. Dirigenti, amministratori, allenatori, osservatori, scout: un restyling completo per accelerare il nuovo corso.