Stefano Mei - Atletica (FIDAL)
«Sì, ha ragione Malagò perché il Coni è un ente pubblico, ma qui non ci sono nomine bensì elezioni. Sono le regole dell’associazionismo. Ed è un’anomalia che non si possa replicare anche per il Coni e per il Malagò quella stessa regola che orienta le federazioni: nessun limite ai mandati ma soglia del 66% per chi è oltre la terza elezione».
Marco Giunio De Sanctis - Bocce (FIB)
«Lo sport dovrebbe avere regole univoche a prescindere dall’organismo sportivo pubblico o privato, anche perché tutti gli organismi sportivi benficiano di fondi pubblici. Inoltre, se la scelta del presidente del Coni fosse una nomina, come per altri enti pubblici, allora potrei capire. Ma così no: perché questo provvedimento bloccherebbe una volontà democratica di un mondo autonomo».
Cordiano Dagnoni - Ciclismo (FCI)
«Auspico la possibilità che Malagò possa ricoprire nuovamente il ruolo di presidente del Coni, ricordando che si tratta di un ruolo che è il risultato di un procedimento elettivo democratico e non già una semplice nomina o designazione. La collaborazione e la sinergia che il Coni ha saputo instaurare durante il mandato di Malagò con le federazioni e i rispettivi presidenti emerge in maniera evidente dai risultati degli ultimi Giochi Olimpici e legittima, peraltro, la possibilità della sua conferma per un altro mandato».
Laura Lunetta - Danza sportiva e Sport Musicali (FIDESM)
«Il Coni è un ente pubblico, ma i suoi ruoli non sono di nomina bensì elettivi. Quindi ogni limite ai mandati è un contrasto in termini. Il presidente del Coni risponde a un movimento, quindi sono d’accordo sulla possibilità che corra per un ulteriore mandato. Anche in vista di Milano-Cortina».
Stefano Podini - Pallamano (FIGH)
«Sì, ritengo sia corretto innanzitutto per un motivo di equità, visto il numero dei mandati attualmente riconosciuti ai presidenti federali, ed inoltre, a mio avviso, dovrebbero essere gli elettori diretti del presidente del Coni a decidere chi li deve guidare e non la politica che, con il provvedimento adottato, si è dimostrata iniqua e non curante della volontà del mondo sportivo».
Domenico Falcone - Judo Lotta Karate Arti Marziali (FIJLKAM)
«Parlare di sondaggi di fronte ad una disposizione di legge mi sembra irriguardoso nei confronti delle Autorità di Governo. Condivido le perplessità manifestate dal presidente Malagò circa la non estensione della deroga dei tre mandati previsti invece per i presidenti federali, perplessità legate soprattutto, secondo il mio punto di vista, ad aspetti pragmatici e di buon senso (elezione presidente Coni a maggio 2025 e inizio Olimpiadi invernali a febbraio 2026). Le Olimpiadi sono un fenomeno geopolitico globale e il nostro Paese non può permettersi alcun passo falso. I nove mesi che separano il nuovo presidente del Coni dall’inizio delle Olimpiadi è un periodo assolutamente insufficiente per garantire la piena operatività della complessa e delicata macchina organizzativa».
Vincenzo Iaconianni - Motonautica (FIM)
«Per me Malagò dovrebbe rimanere altri 20 anni, ma se dovessimo mettere un limite allora leghiamolo all’età e mettiamolo per tutti: a 72 anni vai a casa. Se la norma non si applica per noi presidenti federali, perché dovrebbe applicarsi per il Coni che è la confederazione delle federazioni?».
Fabrizio Bittner - Pentathlon Moderno (FIPM)
«Tre, quattro, cinque mandati: non è questo il tema. Il tema è iniziare a costruire un sistema sport del Paese, se si ha a cuore la materia. Ci sono troppi enti che si interessano allo sport italiano, i quali pare abbiamo competenze trasversali e sovrapponibili gli uni agli altri e ciò genera solo confusione».