Dopo le polemiche degli ultimi due anni, l’estate negativa di Europeo e pre-olimpico, e il caso Egonu, Velasco davvero è l’uomo giusto al momento giusto?
« Nessuno può metterlo in discussione. Lui è un maestro nello sviluppo di determinate dinamiche e nel fare scelte difficili in momenti altrettanto complessi. Ci attende una grande sfida, ma partiamo avvantaggiati perché la materia prima è di altissimo livello. Non possiamo non porci l’obiettivo massimo possibile».
Pensa a quell’oro olimpico che vi è sempre sfuggito con la Generazione dei fenomeni?
«Non so se sarebbe un cerchio che si chiude, o qualche altra forma geometrica. So però che questo è un sogno. Dobbiamo andare a Parigi per vincere. Senza però viverla come una rivincita personale. Non lo è né per me né per Julio. La nostra esperienza con la maschile ci ha già restituito molto bene tutto ciò che abbiamo dato in campo. Non siamo diventati campioni olimpici, è vero, ma è stata comunque l’avventura più incredibile delle nostre vite».
Ogni epoca ha i suoi riferimenti, ma esiste un Bernardi nella pallavolo di oggi?
«Ognuno ha la propria unicità. Però mi rivedo in Lavia e Michieletto. Il primo come sembianze tecniche e modo di giocare, l’altro più per il carattere, la determinazione e le opportunità colte all’inizio della carriera. Ma parlo di loro per un discorso di ruolo. Altrimenti non potrei non citare la genialità e il carisma di Giannelli: Simone è il collante perfetto di una squadra, quello che trova la situazione positiva in ogni dinamica. Amavo e amo farlo anche io».