Lorenzo Bernardi: "Vivo per vincere. Velasco, un maestro"

Da giocatore è stato definito "Mister secolo". Da tecnico, ha vinto il primo titolo europeo. Ed ora tornerà in Nazionale. Ecco l'intervista esclusiva
Lorenzo Bernardi: "Vivo per vincere. Velasco, un maestro"
Giorgio Marota

Fai del bene e scordatelo, vinci e metti tutto in un cassetto. «Perché chi si siede vede gli altri sfrecciare via, e poi non li riprende più». Non si diventa “mister secolo” – cioè il giocatore di pallavolo più forte del Novecento secondo la federazione mondiale – senza questa mentalità vincente. Lorenzo Bernardi l’ha costruita alla scuola peripatetica di Julio Velasco, il suo personalissimo Aristotele. E come fece Platone con il maestro greco, sembra quasi averne ereditato l’aurea, il tocco magico e il carisma. A breve si ritroveranno in azzurro: Julio da ct, Lollo da assistente.

Bernardi, una settimana fa lei ha conquistato la prima coppa europea da allenatore: la Challenge Cup con Novara di Bosetti, Chirichella, Danesi e altre possibili azzurre. Riesce ancora a emozionarsi per una vittoria?

«Un essere umano vive per le emozioni. Dopo il trionfo con Nantes ho sentito cose molto forti dentro di me, è stata benzina vitale. Mi sono autoproposto questa grande sfida del femminile, un mondo diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Vincere in cinque mesi non era scontato né prevedibile».

Perché se l’è autoimposta?

«Ho rinunciato a due-tre opportunità in Superlega, perché il mondo della maschile per me era diventato saturo. Alcune dinamiche non mi piacciono più. E dopo la pessima esperienza di Piacenza ho deciso di voltare pagina».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quali dinamiche in particolare non ha gradito?

«Un mondo di preconcetti e di pregiudizi. Essere Bernardi era diventato un problema più che un valore aggiunto. A volte è meglio essere falsi che sinceri, se fai lo “yes men” sopravvivi sempre. Io però volevo essere me stesso, con la mia personalità e i miei difetti».

Ce l’ha con qualche dirigente in particolare?

«Dico solo che alcuni occupano determinate posizioni senza avere le caratteristiche e i requisiti giusti. A Novara sono tornato a respirare».

Cosa le sta dando più soddisfazione ora?

«La disponibilità nell’affrontare i cambiamenti. Le ragazze sono fantastiche, si fidano di me».

Due Mondiali, tre Europei, un argento olimpico, nove scudetti, quattro Champions, poi un triplete da allenatore a Perugia e tanto altro. Sono 29 titoli da giocatore, altre 16 medaglie con la Nazionale e questo è il nono titolo da tecnico, il primo nella femminile. Ha paura che prima o poi la vittoria finisca per darle assuefazione?

«Mai. Non ci si stanca mai di vincere. In questo mi sento un cannibale: voglio tutto. Da giocatore sei l’attore principale, da allenatore sei quello che devi mettere gli altri nella condizione di vincere. Da giocatore te la godi di più perché pensi a te stesso. Programmare il contorno è uno stress sicuramente maggiore».

Conegliano è una corazzata, Milano la vuole raggiungere. Lo scudetto è un obiettivo per voi?

«Le dico una cosa: quando giocavo non mi sono mai allenato per diventare il miglior giocatore del secolo. Mi allenavo per migliorare in quel preciso momento. E questo dico alle ragazze ogni giorno. “Uscite da questo allenamento migliori da come ci siete entrate”. Step by step, a fine stagione capiremo di che pasta siamo fatte».

Teme le pressioni?

«No, semplicemente non credo che le ossessioni portino buoni frutti».

Per lei ripartirà la favola azzurra. Sensazioni?

«Noi che abbiamo fatto parte di quella Nazionale abbiamo il Dna di colore azzurro. Come fai a dire no a Velasco e a quella maglia? È la squadra di tutti ed è straordinario farne parte. Ho accettato di fare il collaboratore perché Julio è stato l’allenatore più importante della mia carriera. In altre condizioni non so se avrei accettato».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo le polemiche degli ultimi due anni, l’estate negativa di Europeo e pre-olimpico, e il caso Egonu, Velasco davvero è l’uomo giusto al momento giusto?

« Nessuno può metterlo in discussione. Lui è un maestro nello sviluppo di determinate dinamiche e nel fare scelte difficili in momenti altrettanto complessi. Ci attende una grande sfida, ma partiamo avvantaggiati perché la materia prima è di altissimo livello. Non possiamo non porci l’obiettivo massimo possibile».

Pensa a quell’oro olimpico che vi è sempre sfuggito con la Generazione dei fenomeni?

«Non so se sarebbe un cerchio che si chiude, o qualche altra forma geometrica. So però che questo è un sogno. Dobbiamo andare a Parigi per vincere. Senza però viverla come una rivincita personale. Non lo è né per me né per Julio. La nostra esperienza con la maschile ci ha già restituito molto bene tutto ciò che abbiamo dato in campo. Non siamo diventati campioni olimpici, è vero, ma è stata comunque l’avventura più incredibile delle nostre vite».

Ogni epoca ha i suoi riferimenti, ma esiste un Bernardi nella pallavolo di oggi?

«Ognuno ha la propria unicità. Però mi rivedo in Lavia e Michieletto. Il primo come sembianze tecniche e modo di giocare, l’altro più per il carattere, la determinazione e le opportunità colte all’inizio della carriera. Ma parlo di loro per un discorso di ruolo. Altrimenti non potrei non citare la genialità e il carisma di Giannelli: Simone è il collante perfetto di una squadra, quello che trova la situazione positiva in ogni dinamica. Amavo e amo farlo anche io».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fai del bene e scordatelo, vinci e metti tutto in un cassetto. «Perché chi si siede vede gli altri sfrecciare via, e poi non li riprende più». Non si diventa “mister secolo” – cioè il giocatore di pallavolo più forte del Novecento secondo la federazione mondiale – senza questa mentalità vincente. Lorenzo Bernardi l’ha costruita alla scuola peripatetica di Julio Velasco, il suo personalissimo Aristotele. E come fece Platone con il maestro greco, sembra quasi averne ereditato l’aurea, il tocco magico e il carisma. A breve si ritroveranno in azzurro: Julio da ct, Lollo da assistente.

Bernardi, una settimana fa lei ha conquistato la prima coppa europea da allenatore: la Challenge Cup con Novara di Bosetti, Chirichella, Danesi e altre possibili azzurre. Riesce ancora a emozionarsi per una vittoria?

«Un essere umano vive per le emozioni. Dopo il trionfo con Nantes ho sentito cose molto forti dentro di me, è stata benzina vitale. Mi sono autoproposto questa grande sfida del femminile, un mondo diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Vincere in cinque mesi non era scontato né prevedibile».

Perché se l’è autoimposta?

«Ho rinunciato a due-tre opportunità in Superlega, perché il mondo della maschile per me era diventato saturo. Alcune dinamiche non mi piacciono più. E dopo la pessima esperienza di Piacenza ho deciso di voltare pagina».


Acquista ora il tuo biglietto! Segui dal vivo la partita.© RIPRODUZIONE RISERVATA
1
Lorenzo Bernardi: "Vivo per vincere. Velasco, un maestro"
2
Pagina 2
3
Pagina 3