Tiago Pinto: "Sono stanco, la missione alla Roma era quasi compiuta"

Il general manager in carica fino al 3 febbraio racconta tanti retroscena e aneddoti in una lunga intervista: "Chi avrebbe immaginato Mourinho, Dybala e Lukaku alla Roma? Mi avrebbero dato del pazzo, e invece"

Tiago Pinto ha rilasciato un’intervista a The Athletic in cui spiega la sua decisione di lasciare la Roma e svela i suoi piani per il futuro. “Mi piacciono i rischi - dice il portoghese -. Mi piacciono le sfide. Penso che il ciclo sia vicino alla fine. Non sto parlando del ciclo Roma o del ciclo di Friedkin, ma la missione che avevo era quasi compiuta. Personalmente mi sento stanco. Se sai solo di calcio, non sai niente di calcio. Vent’anni fa un direttore sportivo guardava le partite e ingaggiava giocatori. Ora non è più possibile".

"Bove e Dybala, stesse emozioni"

Tiago Pinto racconta poi il lavoro che c'è dietro il settore giovanile: "Volevamo selezionare migliori giocatori del settore giovanile e lavorare su di loro come se fossero giocatori della prima squadra. Avrebbero avuto uno psicologo, un nutrizionista, un addestramento speciale. I ragazzi del dipartimento della comunicazione gli avrebbero fornito anche una formazione mediatica. Il tutto per ridurre il gap tra le giovanili e la prima squadra. Nicola Zalewski ed Edoardo Bove facevano parte di quel gruppo". Così il gm giallorosso in carica fino al 3 febbraio si è emozionato al gol di Bove al Bayer Leverkusen in Europa League: "Quando ho visto quel gol, per me è stato più o meno la stessa emozione di quando feci firmare Paulo Dybala".


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L'arrivo a Roma

Quando è arrivato a Roma dal Benfica non ha trovato una situazione semplice da gestire: "Noi avevamo più di 70 giocatori sotto contratto. La maggior parte di loro non erano giocatori chiave. Non voglio menzionarli tutti, ma tutti ricordano Pastore, N’Zonzi, Santon. Anche altri giocatori come Bianda, Coric e Alessio Riccardi. Molti di questi giocatori che la Roma aveva sotto contratto avevano ingaggi pesanti e non avevano avuto rendimento in campo. Pensavo di non poter semplicemente dare la colpa al passato e dire: 'Tutti questi giocatori non hanno valore. Liberiamocene'. No, dovevo proteggere i beni del club. Quello che cercavamo di fare nella nostra rosa, con prestiti e accordi con altri club, era di trovare le soluzioni migliori per tutti".

Le tante cessioni

Tiago Pinto fa un po' di conti, le cessioni sono state tante e per la maggior parte difficili: "Abbiamo venduto per più di 160 milioni di euro in giocatori e se guardi a chi abbiamo venduto, forse solo Ibanez e Zaniolo giocavano davvero nella nostra squadra perché tutti gli altri giocatori non erano elementi importanti. Erano in prestito o fuori rosa".

L'aneddoto sull'arrivo di Mourinho

I portoghese rivela un aneddoto sull'arrivo di Mourinho a Roma. Dopo l'esonero dal Tottenham, Pinto rivela di aver mandato un messaggio ironico all'agente del tecnico dicendogli di farlo venire a Roma, e lui lo ha girato a José: "Penso che tra il messaggio e l'annuncio siano passati 14 giorni. La notizia ha colto di sorpresa anche la maggior parte dei giornalisti italiani che si occupano di mercato. Se penso alla proprietà e al modo in cui abbiamo messo sotto contratto Mourinho, questo li rappresenta molto bene. Fare le cose velocemente, senza voci e sorprendere tutti".


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Dzeko e Abraham

L'avvicendamento tra Dzeko e Abraham sembrava l'indicazione chiara della strada che stava prendendo il club giallorosso: "Avevamo Dzeko, un giocatore molto, molto importante nella storia della Roma. A quel tempo eravamo in trattative per la sua partenza. Volevamo dimostrare ancora una volta che il nostro progetto sarebbe stato basato su giovani giocatori ma mantenendo comunque la stessa ambizione. La prima stagione è stata fantastica. Ha segnato quasi 30 gol, ma Tammy è più di un marcatore. Se guardi i numeri, è sempre stato un ragazzo che fa anche 10 assist a stagione".

Dybala

"Penso che siamo stati molto bravi nel gestire i tempi perché alla fine della stagione o all'inizio del mercato, se fossimo andati a combattere con i club che erano interessati, non avremmo avuto la capacità di farlo. Quindi per alcuni motivi, ma non voglio menzionare i club in questione, diciamo che la 'società A' non era in grado di concludere l'accordo in quel momento, la 'società B' stava cambiando allenatore. Quindi abbiamo capito il momento, ora o mai più. Avevamo una settimana per fare questa cosa e durante quella settimana a Torino, penso che abbiamo lavorato ancora molto bene come squadra, con la proprietà e l'allenatore pienamente coinvolti".

Lukaku

Infine l'affare Lukaku. Pinto rivela alcuni retroscena: "Lo conoscevo molto (l'agente, ndr), beh perché parlavamo di un altro suo giocatore. E naturalmente ogni volta che parlavamo dell’altro giocatore, facevo sempre delle battute. 'Cosa succederà con Lukaku?’. Non ho mai detto di voler Lukaku, ma ho sempre saputo cosa stesse accadendo e un giorno – questa è una storia divertente – ero con Ryan Friedkin. Stavamo guardando l'allenamento e questo agente mi ha chiamato e io invece di dirgli "buongiorno", ho detto qualcosa del tipo: 'No, non voglio Lukaku, amico! Non ho i soldi per Lukaku e lui rideva e rideva e rideva. Lui mi ha risposto: "No, non chiamo per Lukaku"". Si ritrovò di nuovo su un aereo per Londra con Ryan e, cinque giorni dopo, Dan Friedkin stava pilotando per portare Lukaku a destinazione, a Roma. Aggiunge Pinto: "Penso che tre anni fa se avessi chiesto a un tifoso della Roma se credeva fosse possibile avere nella stessa squadra Dybala, Tammy, Lukaku e Mourinho, forse avrebbero detto: 'Sei pazzo'. E ora invece li hanno".

 


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Tiago Pinto ha rilasciato un’intervista a The Athletic in cui spiega la sua decisione di lasciare la Roma e svela i suoi piani per il futuro. “Mi piacciono i rischi - dice il portoghese -. Mi piacciono le sfide. Penso che il ciclo sia vicino alla fine. Non sto parlando del ciclo Roma o del ciclo di Friedkin, ma la missione che avevo era quasi compiuta. Personalmente mi sento stanco. Se sai solo di calcio, non sai niente di calcio. Vent’anni fa un direttore sportivo guardava le partite e ingaggiava giocatori. Ora non è più possibile".

"Bove e Dybala, stesse emozioni"

Tiago Pinto racconta poi il lavoro che c'è dietro il settore giovanile: "Volevamo selezionare migliori giocatori del settore giovanile e lavorare su di loro come se fossero giocatori della prima squadra. Avrebbero avuto uno psicologo, un nutrizionista, un addestramento speciale. I ragazzi del dipartimento della comunicazione gli avrebbero fornito anche una formazione mediatica. Il tutto per ridurre il gap tra le giovanili e la prima squadra. Nicola Zalewski ed Edoardo Bove facevano parte di quel gruppo". Così il gm giallorosso in carica fino al 3 febbraio si è emozionato al gol di Bove al Bayer Leverkusen in Europa League: "Quando ho visto quel gol, per me è stato più o meno la stessa emozione di quando feci firmare Paulo Dybala".


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