Calzona (all.) 6
Il Napoli incassa come un pugile all’angolo per 75 minuti e non tira mai nello specchio fino a quando Osimhen non ricorda al mondo che con lui, la speranza, è sempre viva. È arrivato martedì in campo e ha mille attenuanti, forse mille e una, e tutto sommato ieri era fondamentale non perdere. Per la svolta tattica era troppo presto, ma la squadra ha reagito. Remuntada: più che il gioco era fondamentale l’anima. E la squadra ne ha ancora una.
Meret 7
Ti aspetti Osi, Kvara o chissà chi, e invece è lui ad alzare subito la voce. E i guanti, le braccia, finanche i piedi: al 9’ respinge Yamal, poi ci mette lo scarpino alla Garella su Lewandowski e nello stesso minuto, al 22’, disinnesca Gündogan. Solo Lewa riesce a inchiodarlo, ma sembrava condannato.
Di Lorenzo 5
Pedri è il suo uomo che lo costringe scivolare, ma deve vivere con l’occhio destro fisso sulla fascia dove Cancelo fa paura. Per gradire non è raro che si dedichi alle preventive su Lewandowski. Che però lo castiga a difesa schierata. Il colpo lo scuote un po’, soprattutto nella spinta, ma è un periodo no.
Rrahmani 5,5
Il suo uomo di riferimento è Lewandowski, con il sostegno di Juan Jesus, ma il tema di Xavi recapita dalle sue parti anche Pedri e perfino Gündogan. Ed è proprio una sua uscita avventurosa su Pedri a creare l’equivoco con Di Lorenzo, lo spazio e il gol di Lewa. Peccato, unico errore vero.
Juan Jesus 7
La prima storia è una giocata intelligente che intrappola Lewa. Della linea è quello che meglio interpreta l’aggressione alta, ma la nota chic è una chiusura da centrale puro (e di valore) ancora su Lewandowski a inizio ripresa. Smorza il fuoco di Gündogan e combatte fino al gong con furore. Una certezza.