ORSATO
VERONA-MILAN 0-3
Sempre detto, ha indubbie doti. Ma già dalla fine della scorsa stagione, Daniele Orsato aveva cambiato atteggiamento. «Spocchia» si dice, supponenza. O, come insegna il Marchese del Grillo, «io sono io e voi.....». Fra l’altro, ieri il VAR a Verona era Aureliano, le leggende dei maligni dicono che non corra buon sangue. Di sicuro, buon sangue, non corre fra l’internazionale di Schio e il VAR, era lui al monitor in Roma-Inter e il fallo su Perotti da rigore. In sintesi: manata volontaria (si gira apposta a pallone lontano) di Borini su Ferrari, il regolamento parla di «dare o tentare di dare», dunque disquisire quanto lo abbia preso conta zero. Aureliano lo chiama (Orsato seguiva il pallone) e, facendolo, palesa il suo dubbio: è rosso. Orsato va a rivedere al VAR e fa un incomprensibile giallo. Ancora: Romagnoli trattiene Kean, si profila la chiara occasione pur essendo lontani dalla porta: i difensori più vicini sono a 12 metri e il portiere addirittura a 13 metri. Arriva un altro poco comprensibile giallo. Di più: entrata a gamba testa, sul polpaccio, di Suso su Verde: è dovuto intervenire di nuovo Aureliano perché arrivasse il rosso.