Cosa si aspetta dai ferraristi?
«Dalla squadra un pacchetto di sviluppo che renda ancora più serrata la lotta, dal pubblico un’accoglienza speciale per Lewis Hamilton. Dopo l’annuncio del suo accordo con Maranello è la sua prima volta su territorio ferrarista, ma l’eco è più forte all’estero che in Italia. Poi hanno ufficializzato nuovi arrivi (Serra e D’Ambrosio, ndr) e ci sono voci su possibili collaborazioni che io non posso commentare perché non lo so (l’allusione è ad Adrian Newey e l’impressione è che Domenicali sappia dell’accordo, ndr)».
Dopo Hamilton-Ferrari, che piega prenderà il mercato?
«Mi attendo un effetto-domino verso Silverstone (7 luglio, ndr) e una griglia 2025 definita verso Monza (1 settembre, ndr)».
La Red Bull cerca di reagire a un momento di forte instabilità.
«Se si riferisce alla questione che riguarda Christian Horner è un problema aziendale, seguiamo tutto con attenzione ma oggi non vediamo ragione per intervenire. Per ciò che riguarda la squadra, è inevitabile che tanti cambiamenti (la separazione da Newey e possibili ulteriori partenze, compresa quella di Verstappen, ndr) rompano certi equilibri. Ma è normale in una Formula 1 che è sempre vissuta di cicli tecnici».
Sulle regole del 2026 si litiga ancora?
«No, nelle ultime settimane la Commissione F1 si è imposta di trovare un accordo entro fine maggio, e tutti i team stanno ormai lavorando sul 2026. Le nuove regole iniziano ad avere un senso, ma poi dovremo rapidamente decidere per un futuro più a lungo termine (2030, ndr): il peso delle auto rimane un punto dolente, conseguenza delle power unit ibride, ma con le benzine sostenibili potremmo fare a meno dell’ibrido. Su tutto questo dobbiamo accelerare».
La Ferrari e altre grandi squadre usano l’intelligenza artificiale nei sistemi di simulazione, ma questo è un’area franca in cui ognuno può fare quel che vuole. Si pensa di normarla?
«Noi usiamo l’intelligenza artificiale già nelle grafiche, la FIA nei sistemi di sicurezza attiva e passiva, ora ci siamo ripromessi di capire quanto possa influire sulle prestazioni, ma non ne sappiamo ancora abbastanza per intervenire».