Stefano Domenicali gioca in casa, ma forse ancora per poco: il cuore del capo della Formula 1 batte all’altezza del portafogli e dunque bene i ricordi, bene parlare del primo ingresso di Lewis Hamilton da ferrarista in pectore nell’arena del Cavallino, ma insomma, quando tocca parlare di contratti, il nostro ammette che Imola potrebbe saltare nel 2026. Partiamo da qui, in una serie di punti toccati con la stampa italiana della Formula 1.
«A Monza dovremo fare un punto con il presidente dell’ACI (Angelo Sticchi Damiani, ndr), le infrastrutture italiane vanno migliorate e bisognerà ragionare sul futuro di Monza ed eventualmente anche di Imola».
Dice: eventualmente. L’Italia manterrà i suoi due GP?
«Possibile ma abbastanza difficile».
Come potrebbe cambiare il calendario?
«Abbiamo il limite di 25 GP (quest’anno-record sono 24, ndr) e vorrei mantenerlo, cresce l’interesse in Estremo Oriente, negli Usa e anche in Europa, grazie al nuovo impulso di Madrid. Vedrete presto come ha alzato l’asticella il GP d’Ungheria. Ma chi non fa investimenti importanti rischia di perdere la Formula 1 che porta lavoro, turismo, conoscenza dei Paesi all’estero».
Lei è di Imola: i suoi ricordi più importanti?
«Vago quello della prima volta: era una gara di moto, andai perché ero compagno del figlio di uno sponsor della 200 Miglia del Santerno, c’era Kenny Roberts. Fortissimo quello del 1995: il mio primo ingresso in autodromo vestito di rosso Ferrari. Intenso quello del 2003, quando la sera del sabato Schumacher volò in Germania per l’ultimo saluto alla madre in punto di morte. Lo accompagnai io all’aereo a Forlì, rientrò la mattina e vinse quella gara. Indimenticabile».