Roma, per Dybala una panchina che scotta

Non ha ancora detto sì all’offerta dell’Al-Qadsiah. E la sua presenza in Sardegna si fa ingombrante
Roberto Maida

Si allena, prepara il trolley e va. Sarebbe il comportamento ordinario di una trasferta normale, se non si trattasse di Dybala. Se Dybala non trattasse, anzi. Se Dybala fosse ancora con la testa su questo viaggio e niente altro. De Rossi ha deciso di convocarlo per Cagliari ma probabilmente lo manderà in panchina, come già aveva fatto la scorsa settimana contro l’Everton nell’ultimo test precampionato. La Roma si sta abituando all’idea di perderlo e vuole immaginarsi anche senza di lui, dopo due anni di dipendenza tecnica. Tocca allora all’erede designato, Mati Soulé, del quale l’allenatore ha evidenziato «da nerd» tutte le statistiche positive che ne avvalorano l’acquisto, dimostrare che in fondo un mondo esiste anche sena Joya.

Dybala in bilico

È inutile però fingere che sia il solito tran tran. Fino a due settimane fa Dybala e Soulé non erano alternativi ma complementari. Se Soulé ha scelto di giocare nella Roma lo deve anche all’amicizia con Dybala (e con l’altro argentino Paredes). Quell’azione inglese contro il Barnsley, passaggio verticale di Soulé e tocco sotto di Dybala, aveva fatto strabuzzare gli occhi anche agli osservatori più scettici. È comprensibile allora lo smarrimento di una tifoseria che deve assimilare una partenza non voluta. Con Dybala la Roma non ha vinto niente e neppure ha raggiunto un piazzamento Champions ma si è cullata nel sogno che potesse succedere. Così si spiegano gli striscioni e le scritte comparsi a Trigoria e in diverse strade della città (Paulo non si vende, Paulo non si tocca) che non riconoscono parametri finanziari accettabili a fronte di una perdita insopportabile. 


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La scelta su Dybala

Detto ciò, ora per De Rossi non è facile la gestione dei muscoli più amati e fragili della squadra. Se Dybala rimarrà in panchina, ma la Roma non riuscirà a battere il Cagliari, il malcontento per un’operazione avventurosa crescerà. Se Dybala giocherà e risolverà la partita a favore della Roma invece, il rischio è rendere ancora più indigesto il boccone dell’affare arabo.

Lo stato di Dybala

Dybala comunque non ha ancora detto sì all’offerta da 20 milioni più bonus degli arabi dell’Al-Qadsiah, perché evidentemente non è proprio convinto di cambiare squadra continente e vita, mentre la Roma aspetta la proposta scritta della controparte per negoziare la vendita. Finché c’è dubbio c’è speranza. Chissà se davvero Paulo parlerà stasera alla Sardegna Arena, come ha lasciato intendere De Rossi all’inizio della conferenza stampa salvo poi precisare che con la parola «domani» si riferiva a un futuro generico. Un intervento pubblico di Dybala potrebbe chiudere ogni discussione, in un senso o nell’altro.

Gli umori

L’ultimo volo con la Roma può stravolgere lo scenario? Niente è impossibile. Ma soltanto il giocatore può far saltare una trattativa che i Friedkin hanno visto da subito di buon occhio dopo gli enormi investimenti di mezza estate: Paulo è l’unico campione della squadra che può produrre una plusvalenza non rinunciabile.


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Si allena, prepara il trolley e va. Sarebbe il comportamento ordinario di una trasferta normale, se non si trattasse di Dybala. Se Dybala non trattasse, anzi. Se Dybala fosse ancora con la testa su questo viaggio e niente altro. De Rossi ha deciso di convocarlo per Cagliari ma probabilmente lo manderà in panchina, come già aveva fatto la scorsa settimana contro l’Everton nell’ultimo test precampionato. La Roma si sta abituando all’idea di perderlo e vuole immaginarsi anche senza di lui, dopo due anni di dipendenza tecnica. Tocca allora all’erede designato, Mati Soulé, del quale l’allenatore ha evidenziato «da nerd» tutte le statistiche positive che ne avvalorano l’acquisto, dimostrare che in fondo un mondo esiste anche sena Joya.

Dybala in bilico

È inutile però fingere che sia il solito tran tran. Fino a due settimane fa Dybala e Soulé non erano alternativi ma complementari. Se Soulé ha scelto di giocare nella Roma lo deve anche all’amicizia con Dybala (e con l’altro argentino Paredes). Quell’azione inglese contro il Barnsley, passaggio verticale di Soulé e tocco sotto di Dybala, aveva fatto strabuzzare gli occhi anche agli osservatori più scettici. È comprensibile allora lo smarrimento di una tifoseria che deve assimilare una partenza non voluta. Con Dybala la Roma non ha vinto niente e neppure ha raggiunto un piazzamento Champions ma si è cullata nel sogno che potesse succedere. Così si spiegano gli striscioni e le scritte comparsi a Trigoria e in diverse strade della città (Paulo non si vende, Paulo non si tocca) che non riconoscono parametri finanziari accettabili a fronte di una perdita insopportabile. 


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