Tre anni di contratto a circa 2,5 milioni netti a stagione. Daniele De Rossi torna dall’Australia con una gratificante certezza in tasca. E’ tutto fatto, tutto scritto, anche se per l’ufficializzazione dovremo tutti aspettare l’inizio della settimana prossima quando a Trigoria, nella cosiddetta sala delle firme al primo piano, entrerà anche il nuovo direttore Florent Ghisolfi, che pure si è accordato con i Friedkin fino al 30 giugno 2027.
Roma, un piano di tre anni
La proprietà lavora così, per trienni. Anche a Mourinho e Tiago Pinto aveva proposto contratti simili, anche se orientandosi su cifre e benefit differenti. Perciò alla giovane coppia di quarantenni non verrà chiesto subito di vincere lo scudetto. L’obiettivo concordato (e dichiarato) nel breve periodo è riuscire finalmente a giocare la Champions League: in quattro stagioni al timone, i Friedkin l’hanno vista solo in televisione o attraverso i racconti degli amici dell’Eca. Al tempo stesso, con l’occhio sempre vigile all’equilibrio finanziario, la Roma si doterà di un serbatoio di calciatori che possono valorizzarsi dal momento che il progetto instant-team (Lukaku, Dybala, Wijnaldum, Renato Sanches, Matic) non ha prodotto i risultati sperati. Per intendersi: un talento come Jonathan David rientra pienamente nei paletti della sostenibilità perché, anche se dovesse costare 35-40 milioni da versare al Lilla, tra un paio di stagioni potrebbe essere rivenduto al doppio.
L'attesa di De Rossi
De Rossi si immagina almeno cinque o sei titolari nuovi da introdurre in organico: due terzini, oltre ad Angeliño che è stato riscattato dal Lipsia per 5 milioni, una mezzala dinamica e intraprendente, un centravanti e almeno un esterno offensivo. Naturalmente la qualità dei soggetti dipende dal budget, che sarà a sua volta legato alle cessioni e alle plusvalenze che Ghisolfi saprà contabilizzare entro il 30 giugno e non solo.