Il 4-2-3-1 ci sembra l’abito adatto per il Napoli dei tre moschettieri Lobotka, Gilmour e McTominay, ma come dice Conte l’abito bisogna anche sporcarselo quando la lotta si fa dura. Il Napoli lo farà perché sta crescendo a immagine del tecnico che, da giocatore e da allenatore, ha fatto del lavoro, del sacrificio e della dedizione totale il credo professionale e la sua bandiera. Conte non è un khomeinista della panchina, si applica, si corregge, si rinnova e col Napoli, frantumato dalla stagione scorsa, ha dovuto lavorare e lavora per ricostruire tutto, cercando la strada giusta con i giocatori a disposizione. Così la sua passione per il lavoro che lo esalta non ha limiti, né pregiudizi. E’ passato dalla difesa a tre alla difesa a quattro quando si è reso conto che era necessario.
E ora, dopo il normale periodo di ambientamento, va sfruttando tutto il capitale-giocatori da 150 milioni che De Laurentiis gli ha consegnato senza trascurare alcuni “lasciti” del campionato scorso che possono tornare utili, da Ngonge a Mazzocchi, da Zerbin a Simeone, a Raspadori un talento genuino che proprio nel 4-2-3-1, come s’è visto contro il Palermo, potrà trovare l’occasione di salire alla ribalta. Il Maradona è tornato a riempirsi di entusiasmo e i tifosi, come sempre, vanno più avanti: e se questo Napoli lottasse per lo scudetto? Prima della sosta, contro Monza e Como a Fuorigrotta, il Napoli ha le chance per restare in alto. Poi, tra fine ottobre e novembre, verranno gli esami-scudetto, l’uno dopo l’altro, a San Siro col Milan, al Maradona con l’Atalanta, a Milano con l’Inter, a Fuorigrotta con la Roma. Si vedrà.