Napoli, la bussola in panchina

Leggi il commento sul momento degli azzurri di Antonio Conte, dopo il successo in Coppa Italia
Mimmo Carratelli

Si aprono nuovi orizzonti. Il 3-4-2-1 è morto. Non portava a niente. Giocando contro il Palermo con le seconde linee, ad eccezione di Lobotka, Conte ha trovato il modulo giusto, un 4-2-3-1 che sfata il pregiudizio secondo il quale Lobotka e Gilmour sarebbero uno la copia dell’altro, non potrebbero giocare insieme. Invece hanno giocato benissimo, non si sono mai pestati i piedi, spesso uno più basso (Lobotka), l’altro più alto. Il doppio play è stato un esperimento riuscito. Conte ha visto giusto e ha svoltato per il Napoli definitivo. Perché col 4-2-3-1 si avvererebbe anche il mio sogno (se quel tecnico io fossi, se il mio sogno s’avverasse) di vedere in campo McTominay insieme a Lobotka e Gilmour per uno dei più forti centrocampo del campionato. Il 4-2-3-1 lo permette. Fermo restando il doppio play, nei tre dietro Lukaku ci può stare McTominay tra Neres e Kvaratskhelia. È un Napoli troppo offensivo? È una squadra d’attacco, preferibile contro gli avversari medio-piccoli, se ce ne sono, ma da munire diversamente contro le big? Conte sa come fare. Si sta vedendo il frutto del gran lavoro settimanale, senza distrazioni europee. Non solo il Napoli ha ripreso entusiasmo e vigore, ma c’è l’applicazione costante e convinta da parte dei giocatori degli insegnamenti tattici di Conte.

Dopo un anno di poco amore e molta anarchia, c’è ora un tecnico che sa come disporre la squadra e coinvolge gli azzurri nelle sue strategie. Non solo i giocatori hanno ripreso l’adeguato tono atletico (lo staff di Conte è eccezionale), ma sanno cosa fare e come. Le caratteristiche migliori del Napoli che Conte sta costruendo non sono la grinta e il carattere, qualità che il tecnico pretende per la riaggressione, la difesa della palla e il pressing alto, ma è il disegno tattico ben studiato e benissimo applicato che rende la squadra sicura. C’è una bussola in panchina, il Napoli non naviga più a vista. Se i titolarissimi hanno segnato quattro gol a Cagliari e i vice-titolari hanno goleado il Palermo qualcosa vuol dire. Innanzi tutto che, al di là delle disquisizioni tattiche, Conte ha conquistato la testa e il cuore degli azzurri. Perché è una allenatore vero, uno di quegli allenatori di campo che lavora duramente e che ha notevoli conoscenze tecniche e tattiche. I giocatori si fidano di lui e ne realizzano le direttive precise.


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Il 4-2-3-1 ci sembra l’abito adatto per il Napoli dei tre moschettieri Lobotka, Gilmour e McTominay, ma come dice Conte l’abito bisogna anche sporcarselo quando la lotta si fa dura. Il Napoli lo farà perché sta crescendo a immagine del tecnico che, da giocatore e da allenatore, ha fatto del lavoro, del sacrificio e della dedizione totale il credo professionale e la sua bandiera. Conte non è un khomeinista della panchina, si applica, si corregge, si rinnova e col Napoli, frantumato dalla stagione scorsa, ha dovuto lavorare e lavora per ricostruire tutto, cercando la strada giusta con i giocatori a disposizione. Così la sua passione per il lavoro che lo esalta non ha limiti, né pregiudizi. E’ passato dalla difesa a tre alla difesa a quattro quando si è reso conto che era necessario.

E ora, dopo il normale periodo di ambientamento, va sfruttando tutto il capitale-giocatori da 150 milioni che De Laurentiis gli ha consegnato senza trascurare alcuni “lasciti” del campionato scorso che possono tornare utili, da Ngonge a Mazzocchi, da Zerbin a Simeone, a Raspadori un talento genuino che proprio nel 4-2-3-1, come s’è visto contro il Palermo, potrà trovare l’occasione di salire alla ribalta. Il Maradona è tornato a riempirsi di entusiasmo e i tifosi, come sempre, vanno più avanti: e se questo Napoli lottasse per lo scudetto? Prima della sosta, contro Monza e Como a Fuorigrotta, il Napoli ha le chance per restare in alto. Poi, tra fine ottobre e novembre, verranno gli esami-scudetto, l’uno dopo l’altro, a San Siro col Milan, al Maradona con l’Atalanta, a Milano con l’Inter, a Fuorigrotta con la Roma. Si vedrà.


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Si aprono nuovi orizzonti. Il 3-4-2-1 è morto. Non portava a niente. Giocando contro il Palermo con le seconde linee, ad eccezione di Lobotka, Conte ha trovato il modulo giusto, un 4-2-3-1 che sfata il pregiudizio secondo il quale Lobotka e Gilmour sarebbero uno la copia dell’altro, non potrebbero giocare insieme. Invece hanno giocato benissimo, non si sono mai pestati i piedi, spesso uno più basso (Lobotka), l’altro più alto. Il doppio play è stato un esperimento riuscito. Conte ha visto giusto e ha svoltato per il Napoli definitivo. Perché col 4-2-3-1 si avvererebbe anche il mio sogno (se quel tecnico io fossi, se il mio sogno s’avverasse) di vedere in campo McTominay insieme a Lobotka e Gilmour per uno dei più forti centrocampo del campionato. Il 4-2-3-1 lo permette. Fermo restando il doppio play, nei tre dietro Lukaku ci può stare McTominay tra Neres e Kvaratskhelia. È un Napoli troppo offensivo? È una squadra d’attacco, preferibile contro gli avversari medio-piccoli, se ce ne sono, ma da munire diversamente contro le big? Conte sa come fare. Si sta vedendo il frutto del gran lavoro settimanale, senza distrazioni europee. Non solo il Napoli ha ripreso entusiasmo e vigore, ma c’è l’applicazione costante e convinta da parte dei giocatori degli insegnamenti tattici di Conte.

Dopo un anno di poco amore e molta anarchia, c’è ora un tecnico che sa come disporre la squadra e coinvolge gli azzurri nelle sue strategie. Non solo i giocatori hanno ripreso l’adeguato tono atletico (lo staff di Conte è eccezionale), ma sanno cosa fare e come. Le caratteristiche migliori del Napoli che Conte sta costruendo non sono la grinta e il carattere, qualità che il tecnico pretende per la riaggressione, la difesa della palla e il pressing alto, ma è il disegno tattico ben studiato e benissimo applicato che rende la squadra sicura. C’è una bussola in panchina, il Napoli non naviga più a vista. Se i titolarissimi hanno segnato quattro gol a Cagliari e i vice-titolari hanno goleado il Palermo qualcosa vuol dire. Innanzi tutto che, al di là delle disquisizioni tattiche, Conte ha conquistato la testa e il cuore degli azzurri. Perché è una allenatore vero, uno di quegli allenatori di campo che lavora duramente e che ha notevoli conoscenze tecniche e tattiche. I giocatori si fidano di lui e ne realizzano le direttive precise.


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