Napoli, Kvara da dieci: lo manda il Maradona

L’evoluzione di Khvicha cominciata in nazionale, prosegue con Conte: ora è nel cuore del gioco. L’allenatore lo ha già trasformato: trequartista con licenza di colpire sulla fascia.
Fabio Mandarini

La maglia numero 10 del Napoli è un’entità, è consegnata alla storia, è nella galleria delle immortali della storia del calcio come il suo padrone e nessuno potrà mai toccarla. Punto. Ma Khvicha Kvaratskhelia esiste e il Maradona lo ama. Ed è una fortuna per le sue squadre: Antonio Conte non ha voluto neanche ascoltare le proposte indecenti arrivate per lui, ritenendo indecente la sola ipotesi di venderlo, e la Georgia pende letteralmente dalle sue labbra e dalla sue giocate. L’ultimo esempio? Un paio di giorni fa: gol, assist e giocate raffinate nella sfida di Nations League vinta per 4-1 contro la Repubblica Ceca. C’era una volta cinderella, e oggi invece è una nazionale che all’Europeo, alla prima partecipazione della sua storia, è arrivata allo stesso livello di Italia, Belgio, Slovacchia, Danimarca. Agli ottavi. Trascinata dall’uomo con la maglia numero 7 che nel Napoli indossa la 77 e che ora, da quando è arrivato Conte, gioca come un numero 10. Con la benedizione dello stadio del Diego.

Kvara, l'uomo nuovo

Kvarevolution, un po’ rivoluzione e un po’ evoluzione: da quando è arrivato il signor Antonio è cambiato tutto ed è cambiato anche Kvara. O quantomeno sta cambiando, sta sbocciando definitivamente, il processo è in atto e sta cominciando a raccontare soprattutto un aspetto: la crescita dell’uomo che sta dietro il giocatore. Che lo completa. E d’accordo, è vero, dopo il crollo di Verona è partito per Tbilisi un calciatore ed è tornato in Italia un padre, ma non può essere soltanto questo: la nascita di suo figlio Damiane gli ha cambiato la vita, è palese, ma la mutazione genetica da esterno tutto istinto e giochetti - a volte troppi - a trequartista non più incatenato alla fascia sinistra e anche capace di rincorrere un avversario fino alla propria area, era venuta fuori già nelle amichevoli di Castel di Sangro.


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Gol e sacrificio

Premessa: il peso specifico di Kvara nell’economia della squadra, al netto dell’evoluzione tattica, è sempre stato enorme come ha raccontato anche la prima di Verona con l’Hellas. La giornata di una sconfitta tremenda, figlia di un golpe psicologico venuto dal passato, complice l’uscita di scena del rivoluzionario più vivo alla fine del primo tempo. Un riconoscimento indiretto e non troppo gratificante della leadership che poi, dal Bologna in poi, s’è trasformato in un’affermazione piena di gratificazioni: Kvaratskhelia è tornato (padre) a tre giorni da una partita delicatissima e in un amen ha rifinito per Di Lorenzo da dieci raffinato e poi ha raddoppiato. Uno per tutti, assist e gol. E sacrificio, anche con il Parma, in assenza di lampi di genio particolari: mai dimenticare, è la regola nel nuovo Napoli.

Il rinnovo di Kvaratskhelia

Willy Sagnol, il ct della Georgia, ha sorriso al cospetto della trasformazione: «Anche nel Napoli gioca in nuovo ruolo, è più centrale, ma in nazionale lo fa da due anni e mezzo. Kvara è un giocatore che prende decisioni e quelli come lui devono giocare in mezzo. Ecco perché l’ho spostato dalla fascia al centro». Domani vivrà la seconda e ultima partita di Nations contro l’Albania, a Tirana, e poi rientrerà alla base per preparare la trasferta di Cagliari. E a seguire, beh, l’argomento dell’estate: il rinnovo. Ormai sono lontani il Psg, gli 11 milioni a lui e i 210 al Napoli per il pacchetto con Osi, le dichiarazioni del padre e dell’agente. Lontani ma non cancellati: serve un accordo. Servirà una firma fino al 2029 e il gioco sarà fatto. Da dieci (e lode).


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La maglia numero 10 del Napoli è un’entità, è consegnata alla storia, è nella galleria delle immortali della storia del calcio come il suo padrone e nessuno potrà mai toccarla. Punto. Ma Khvicha Kvaratskhelia esiste e il Maradona lo ama. Ed è una fortuna per le sue squadre: Antonio Conte non ha voluto neanche ascoltare le proposte indecenti arrivate per lui, ritenendo indecente la sola ipotesi di venderlo, e la Georgia pende letteralmente dalle sue labbra e dalla sue giocate. L’ultimo esempio? Un paio di giorni fa: gol, assist e giocate raffinate nella sfida di Nations League vinta per 4-1 contro la Repubblica Ceca. C’era una volta cinderella, e oggi invece è una nazionale che all’Europeo, alla prima partecipazione della sua storia, è arrivata allo stesso livello di Italia, Belgio, Slovacchia, Danimarca. Agli ottavi. Trascinata dall’uomo con la maglia numero 7 che nel Napoli indossa la 77 e che ora, da quando è arrivato Conte, gioca come un numero 10. Con la benedizione dello stadio del Diego.

Kvara, l'uomo nuovo

Kvarevolution, un po’ rivoluzione e un po’ evoluzione: da quando è arrivato il signor Antonio è cambiato tutto ed è cambiato anche Kvara. O quantomeno sta cambiando, sta sbocciando definitivamente, il processo è in atto e sta cominciando a raccontare soprattutto un aspetto: la crescita dell’uomo che sta dietro il giocatore. Che lo completa. E d’accordo, è vero, dopo il crollo di Verona è partito per Tbilisi un calciatore ed è tornato in Italia un padre, ma non può essere soltanto questo: la nascita di suo figlio Damiane gli ha cambiato la vita, è palese, ma la mutazione genetica da esterno tutto istinto e giochetti - a volte troppi - a trequartista non più incatenato alla fascia sinistra e anche capace di rincorrere un avversario fino alla propria area, era venuta fuori già nelle amichevoli di Castel di Sangro.


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