Pagina 1 | Guendouzi al centro della Lazio

L a medianità di Guendouzi è la centralità della nuova Lazio. La faccia che la personifica è la sua faccia: sguardo da predatore, mimica beffarda mentre fa il segno 4 a 1 ai tifosi del Nizza, linguaccia di fuori impertinente dopo i gol di Taty, riccioli annodati come serpenti. Sono i meme da collezione della partita di Coppa, diventati subito di tendenza. Guendouzi incarna lo spirito ribelle della Lazio costruita da Baroni attorno ad un mediano che ne sta cementando gioco e ardore. E’ tornato nel suo ruolo naturale, quello che lo fa sentire meglio e qui resterà. L’opera di ritrasformazione da mezzala a mediano è completa. «Grazie a Baroni posso fare il mio calcio e questo lo traduco in prestazioni», l’identificazione del francese nella formula baronesca. Mediano di spinta, di mischia. La sua centralità è cresciuta nel tempo. Baroni lo definisce «tuttocampista» per volume di gioco e in questo ruolo «può mettere dentro la corsa in avanti che a lui piace tantissimo. Tocca tanti palloni, vuole sempre avere il pallone, questo mi piace». I numeri documentano le parole. Guendouzi, in 8 partite totali, ha giocato più palloni di tutti nella Lazio (428) e ha completato più passaggi nella metà campo nemica (178, 56 in più del compagno che s’avvicina di più al record). Dopo Castellanos, centravanti-pivot, è il secondo giocatore ad essere stato maggiormente coinvolto in sequenze su azione terminate con un tiro (26 il francese, 30 l’argentino).

I compiti

Baroni lo descrive come «un mediano nato» perché tocca tanti palloni e l’indole lo porta a cercarseli da solo. Vuole mediani dinamici, faticatori, equilibratori, per consentire la presenza dei 4 attaccanti, figure di raccordo, ordinatori di gioco e invasori. La medianità che diventa centralità è simboleggiata dalle ultime due partite: gol di Guendouzi a Torino, doppio assist di Rovella (subentrato) contro il Nizza (già a Torino aveva recuperato il pallone del gol di Dia). Entrambi, sempre a Torino, avevano centrato il record di chilometri percorsi.


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Il passato

Guendouzi giocava mediano con Arsenal e Marsiglia. Sarri l’aveva voluto a Roma, lo vedeva mezzala nel 4-3-3, l’ha completato nonostante la sentenza: «Non ha le caratteristiche per come intendo io il vertice basso». Non c’era altro modo di utilizzarlo. Baroni e Guendouzi hanno parlato del nuovo (vecchio) ruolo in ritiro. «In quella posizione posso governare e dettare il gioco, è la mia preferita», la confessione del francese al tecnico, quasi un’invocazione. Baroni ha fatto centro subito nello spogliatoio e in campo perché s’è presentato come si presenta fuori, senza voler passare da concessionario del nuovo verbo: «Non verrà tolto niente alle qualità dei giocatori. Un allenatore deve andare nella loro direzione», parole come musica. Il Guendouzi mediano adesso lavora per essere ancora più decisivo negli ultimi 30 metri: «Ci sto lavorando». Deschamps l’ha chiamato per la seconda volta di fila, non più per sostituire un infortunato. Guendovunque è il nome d’arte del vecchio Guendouzi. Ora con poteri medianici.


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L a medianità di Guendouzi è la centralità della nuova Lazio. La faccia che la personifica è la sua faccia: sguardo da predatore, mimica beffarda mentre fa il segno 4 a 1 ai tifosi del Nizza, linguaccia di fuori impertinente dopo i gol di Taty, riccioli annodati come serpenti. Sono i meme da collezione della partita di Coppa, diventati subito di tendenza. Guendouzi incarna lo spirito ribelle della Lazio costruita da Baroni attorno ad un mediano che ne sta cementando gioco e ardore. E’ tornato nel suo ruolo naturale, quello che lo fa sentire meglio e qui resterà. L’opera di ritrasformazione da mezzala a mediano è completa. «Grazie a Baroni posso fare il mio calcio e questo lo traduco in prestazioni», l’identificazione del francese nella formula baronesca. Mediano di spinta, di mischia. La sua centralità è cresciuta nel tempo. Baroni lo definisce «tuttocampista» per volume di gioco e in questo ruolo «può mettere dentro la corsa in avanti che a lui piace tantissimo. Tocca tanti palloni, vuole sempre avere il pallone, questo mi piace». I numeri documentano le parole. Guendouzi, in 8 partite totali, ha giocato più palloni di tutti nella Lazio (428) e ha completato più passaggi nella metà campo nemica (178, 56 in più del compagno che s’avvicina di più al record). Dopo Castellanos, centravanti-pivot, è il secondo giocatore ad essere stato maggiormente coinvolto in sequenze su azione terminate con un tiro (26 il francese, 30 l’argentino).

I compiti

Baroni lo descrive come «un mediano nato» perché tocca tanti palloni e l’indole lo porta a cercarseli da solo. Vuole mediani dinamici, faticatori, equilibratori, per consentire la presenza dei 4 attaccanti, figure di raccordo, ordinatori di gioco e invasori. La medianità che diventa centralità è simboleggiata dalle ultime due partite: gol di Guendouzi a Torino, doppio assist di Rovella (subentrato) contro il Nizza (già a Torino aveva recuperato il pallone del gol di Dia). Entrambi, sempre a Torino, avevano centrato il record di chilometri percorsi.


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