Motta in scia
Savona e Mbangula sono soltanto gli ultimi due fiori sbocc iati grazie alle intuizioni di un abile coltivatore di talenti. Thiago Motta contro il Como non ha avuto paura a lanciarli - Mbangula addirittura titolare con gol all’esordio - e prima ancora a inserirli durante la preparazione estiva, escludendo dal gruppo calciatori più esperti nei loro stessi ruoli come Rugani, Djaló e De Sciglio da una parte e Kostic e Chiesa dall’altra. Prima dell’italo-brasiliano era stato Allegri ad attingere a piene mani dal vivaio: da Nicolussi Caviglia, il primo NextGen a esordire in A, fino a Sekulov, i figliocci di Max sono stati addirittura 20. Da allenatore Pirlo ha offerto una vetrina a 7 ragazzi, prima di lui Sarri ad altri 6. I prossimi saranno probabilmente i ventenni Rouhi, terzino sinistro che ha appena rinnovato fino al 2028, e Tommaso Mancini, di professione attaccante. Da questa palestra sono passate negli anni alcune meteore come Matheus Pereira, Muratore e Wesley Gasolina, ma anche calciatori poi esplosi come Fagioli e Miretti, Mavididi (oggi al Leicester), Dragusin (Tottenham) Rafia (Lecce) e tutti quelli dell’ultima nidiata che ha portato nelle casse più di 80 milioni, soldi utili a finanziare il mercato dei big grazie alle partenze di Soulé in direzione Roma, Huijsen al Bournemouth, Iling-Junior e Barrenechea all’Aston Villa, De Winter al Genoa (c’era il riscatto obbligatorio), Kaio Jorge al Cruzeiro e Sekulov alla Samp, senza dimenticare i 13 milioni incassati per Kean, altro ragazzo “made in Juve” che non passò per la NextGen soltanto perché a 18 anni, mentre il progetto decollava, era già pronto per la Serie A.