Italia, impensabile abbandonare questo modulo

Leggi il commento al momento della Nazionale, dopo il successo contro Israele in Nations League
Alberto Polverosi

A Spalletti non era garbato tanto il modo in cui era stata definita, salutata e onorata la vittoria dell’Italia a Parigi. Il calcio “all’italiana” suona male anche alle sue orecchie italiane, così ha voluto aggiungere che in quella partita la Nazionale aveva fatto anche tante altre cose, il palleggio, i cambi gioco, la pressione alta (che non significa ipertensione). Gli piace di più la definizione di europeista che quella di italianista. Così stavolta ha voluto dimostrare che aveva ragione e l’Italia si è messa davvero a palleggiare per un tempo intero. Una noia mortale. Da Gatti a Buongiorno, da Buongiorno a Bastoni, da Bastoni a Ricci, da Ricci a Gatti e si ricominciava da capo, una, due, tre volte. Ma possiamo noi, nella situazione in cui ci siamo ritrovati dopo l’Europeo e col fresco trionfo parigino, metterci a fare gli schizzinosi? Sottolineare i distinguo? Sostenere che quando si parla di calcio all’italiana i padri della nostra Costituzione calcistica, da Valcareggi a Bearzot a Trapattoni a Lippi, vanno sempre e comunque rispettati? Oggi, per l’Italia che siamo, va bene anche la vittoria su Israele indirizzata con poche e rare occasioni nel primo tempo, con un cross del miglior sinistro italiano, quello di Dimarco, girato di petto in rete da Frattesi, il superbomber di Luciano Spalletti.

Anzi, non va bene, va benissimo. Siamo in testa al girone di Nations League e sappiamo che questo primato potrebbe avere una interessante ripercussione sul sorteggio al Mondiale, abbiamo vinto due partite di fila quando pensavamo che non ce l’avremmo mai fatta, quando prima della Francia dicevamo “ci sta di perdere, ma almeno giochiamo” e con Israele pensavamo alle complicazioni che ci avrebbe creato. E invece eccoci in testa al girone, due partite, sei punti, cinque gol segnati, due subìti e stavolta non manca nemmeno il guizzo del centravanti, Moise Kean, che ha ricacciato in rete un tiro di Raspadori respinto da Gerafi. E se segna anche la prima punta (per il viola è il quarto gol ufficiale da inizio stagione) c’è da essere più che soddisfatti. Poi nel secondo tempo la gara è cambiata, è stata più veloce e più divertente, all’inizio per merito di Israele, che un paio di volte ci ha creato dei problemi, poi per merito nostro con il 2-0 segnato in contropiede (ma si può dire contropiede? È troppo all’italiana?).


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Palla rubata da Frattesi sulla trequarti, ripartenza secca con palla a Raspadori e poi il gol di Kean, che Spalletti dall’inizio della gara voleva più coinvolto nella manovra o lo chiedeva urlando agli azzurri: alla fine è stato accontentato. Anche se sul piano del gioco non è stata la stessa Italia del Parco dei Principi, ha avuto dei meriti pure in questa partita. Il primo: Israele è inferiore tecnicamente alla nostra squadra e gli azzurri lo hanno dimostrato in modo chiaro, almeno in certi momenti. Eravamo più dotati e abbiamo vinto, anche se con un solo gol di vantaggio, quando i cambi avevano stravolto la Nazionale. Il secondo: il modo di essere squadra, con lo spirito giusto. Quando dovevamo difenderci lo abbiamo fatto tutti insieme, così come quando stavamo cercando di iniziare la nostra lenta manovra nel primo tempo. Il terzo: il modulo. Adesso è chiaro, staccarsi dal 3-5-1-1 sarebbe una sciocchezza visto dove ci ha portato. In realtà si tratta di tre difensori e sei centrocampisti, visto che Pellegrini a Parigi e Raspadori a Budapest erano più vicini al trio di centrocampo che ai due centravanti. Peccato per il gol preso al 90', un po’ disturba. Ora però vediamo il futuro con una tinta meno grigia, possiamo pensare a una prima fase di ricostruzione. Senza esaltarci perché non è proprio il caso, ma il lavoro di Spalletti sta finalmente dando dei frutti che, fra due anni, potremmo cogliere.


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A Spalletti non era garbato tanto il modo in cui era stata definita, salutata e onorata la vittoria dell’Italia a Parigi. Il calcio “all’italiana” suona male anche alle sue orecchie italiane, così ha voluto aggiungere che in quella partita la Nazionale aveva fatto anche tante altre cose, il palleggio, i cambi gioco, la pressione alta (che non significa ipertensione). Gli piace di più la definizione di europeista che quella di italianista. Così stavolta ha voluto dimostrare che aveva ragione e l’Italia si è messa davvero a palleggiare per un tempo intero. Una noia mortale. Da Gatti a Buongiorno, da Buongiorno a Bastoni, da Bastoni a Ricci, da Ricci a Gatti e si ricominciava da capo, una, due, tre volte. Ma possiamo noi, nella situazione in cui ci siamo ritrovati dopo l’Europeo e col fresco trionfo parigino, metterci a fare gli schizzinosi? Sottolineare i distinguo? Sostenere che quando si parla di calcio all’italiana i padri della nostra Costituzione calcistica, da Valcareggi a Bearzot a Trapattoni a Lippi, vanno sempre e comunque rispettati? Oggi, per l’Italia che siamo, va bene anche la vittoria su Israele indirizzata con poche e rare occasioni nel primo tempo, con un cross del miglior sinistro italiano, quello di Dimarco, girato di petto in rete da Frattesi, il superbomber di Luciano Spalletti.

Anzi, non va bene, va benissimo. Siamo in testa al girone di Nations League e sappiamo che questo primato potrebbe avere una interessante ripercussione sul sorteggio al Mondiale, abbiamo vinto due partite di fila quando pensavamo che non ce l’avremmo mai fatta, quando prima della Francia dicevamo “ci sta di perdere, ma almeno giochiamo” e con Israele pensavamo alle complicazioni che ci avrebbe creato. E invece eccoci in testa al girone, due partite, sei punti, cinque gol segnati, due subìti e stavolta non manca nemmeno il guizzo del centravanti, Moise Kean, che ha ricacciato in rete un tiro di Raspadori respinto da Gerafi. E se segna anche la prima punta (per il viola è il quarto gol ufficiale da inizio stagione) c’è da essere più che soddisfatti. Poi nel secondo tempo la gara è cambiata, è stata più veloce e più divertente, all’inizio per merito di Israele, che un paio di volte ci ha creato dei problemi, poi per merito nostro con il 2-0 segnato in contropiede (ma si può dire contropiede? È troppo all’italiana?).


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