Parliamone.
«I grandi club vengono qui e fanno razzìa. L’aridità del nostro calcio non deriva dalle politiche del Lecce, ma da quelle della Federcalcio e della Lega, dei club. E non da ieri. Deriva dalla mancanza di strutture, campi, centri di addestramento e dall’impreparazione degli allenatori del settore giovanile. Manca anche la volontà da parte della federcalcio di imporre percentuali dei ricavi da destinare alla formazione dei giovani».
I virtuosi sareste voi.
«La nostra virtù è andare in giro per il mondo a cercare giocatori da portare in prima squadra».
Quindi la Primavera del Lecce campione d’Italia con undici stranieri non costituisce una parte del problema.
«Corvino non è il problema, io mi considero una soluzione. In altri tempi, quand’ero a Casarano, tirai fuori Miccoli, a Lecce Pellé, a Firenze Chiesa. Casarano campione d’Italia Berretti. Lecce sette titoli, Fiorentina, cinque. Certo, puoi pure aggiungere Vucinic, Ledesma, Vlahovic. Sono in questo mondo da quasi 50 anni, 700 partite in A, forse qualcosa avrò capito, che dici? Se il meccanismo non funziona è sempre utile guardarsi dentro, non attorno. Io sono partito dalla terza categoria...».
E sei arrivato alla Champions, a Firenze.
«Per quattro edizioni. Ho fatto la B cinque volte, ho dovuto vincere tutti i campionati e adesso mi sento dare dell’untore. Non devono venire a rompermi i coglioni. Conosco la base, ho fatto il responsabile del settore giovanile, il supervisore, quanti miei colleghi possono vantare lo stesso percorso?».
Dove vuoi arrivare?
«Nominano le commissioni e secondo te chiamano Corvino? Si affidano a gente senza esperienza specifica. Ivan, sono stanco di tutte queste accuse».