INVIATO A GELSENKIRCHEN - Non arretra di un centimetro, Lucio, fedele alla sua filosofia. Ogni singola parola, ogni messaggio neanche troppo segreto, ogni istante porta allo stesso traguardo, essere Italia a prescindere dal fatto che davanti hai la Spagna di Rodri e Yamal, di Morata e Fabian Ruiz, di Carvajal e Pedri. E così, «questa è la partita più importante, ai ragazzi lo dico sempre: ci sono partite che, quando smetteremo, saranno ricordate, storie che dovremmo raccontare. Questa è una di quelle». E ancora, «mi preoccupo del gioco che svilupperemo noi, non della forza della Spagna che è fortissima. E bisognerà esser bravi anche a subirla la loro qualità». E poi, rivolto ai giornalisti spagnoli: «Non dovete pensarvi più forti di quello che siete, sarebbe un errore». Ma anche «Morata non è pigro, un calciatore così ti attacca la profondità più volte» buttato lì, che sembra nulla ed invece è un pungolo per Scamacca, grande contro l’Albania ma meno disposto a verticalizzare (anche quantitativamente) il gioco rispetto allo spagnolo.
Spalletti, indicazioni chiare
La respiri sottopelle, la serenità, non solo dai concetti. Scherza, Spalletti, a proposito della formazione, «perché dalla Spagna non ci sono indicazioni, datemele e io vi dirò la mia». La Roja fa paura, «e loro sono così perché hanno fatto sempre lo stesso calcio. Per arrivare a quei livelli lì bisogna fare come hanno fatto loro». Le indicazioni per i nostri sono chiare: «Dovranno essere più alti i tempi di reazione e sono curioso di vedere quando loro ci verranno addosso quali saranno le nostre scelte, dovremo togliergli la possibilità di portarci in giro per il campo».