Bisogna farsene una ragione, dando un’occhiata alla clessidra che sta sul tavolo: mancano sedici giorni al suono della sirena e quella che pareva una corsa contro il tempo - per fare in fretta, per domare l’emergenza - in realtà è stata trasformata in altro, una classica strategia per riflettere ed evitare di sbagliare (ancora). I rinforzi dell’estate scorsa o sono in infermeria (come Natan) o hanno lasciato perplessità (vedi Cajuste) o restano sistematicamente in panchina (modello Lindstrom): con cinquanta milioni circa che sono stati bruciati, è il caso di prendersi una lunga pausa di riflessione. La sera del 29 dicembre, nel pieno di una crisi che è stata ammorbidita ma non può considerarsi scongiurata, Aurelio De Laurentiis scelse di fronteggiare quel malessere collettivo, che l’altra giorno nel derby con la Salernitana s’è allungato sino alle curve, e promise: «Non voglio che le colpe di questa situazione ricadano sugli allenatori o sui calciatori, le responsabilità sono esclusivamente mie. Ma il campionato è lungo e sistemeremo questa situazione sul mercato». Che, in principio, pareva dovesse orientarsi su un difensore centrale e su un centrocampista modello Anguissa, oppure simil Elmas, intanto ceduto al Lipsia.