Come procede il lavoro con Datome, il nuovo responsabile delle nazionali maschili?
«Benissimo. È un percorso duro, che ci porterà a risultati importanti. Non possiamo decidere solo noi sotto l’ala protettrice della Fip. C’è bisogno di un cammino comune con le leghe, con i giocatori, con gli allenatori. Con tutto il movimento insomma. Fosse per me farei scelte drastiche, tipo la Spagna: meno spazio agli extracomunitari. Perché per i giocatori italiani, come per gli spagnoli, è più facile crescere ed affermarsi stando accanto ad atleti del proprio continente che masticano la stessa lingua cestistica».
Per chiudere un pensiero per Peppe Poeta, prossimo all’esordio da head coach con Brescia.
«La prima cosa che ho fatto quando Peppe ha firmato è stata chiamare Miro Bilan (pivot della Germani ndc). Loro sono due dei miei più grandi amici, quelli a cui, quando ho bisogno di parlare di qualcosa, faccio una telefonata. In Peppe mi ci rivedo, anche se lui rispetto a me ha bruciato i tempi. Allena da due anni appena ed è già un grande concentrato di conoscenza. Non quella tecnica o tattica, che un ex giocatore come lui acquisisce negli sul parquet, ma analitica, pratica e gestionale. Farà benissimo, ne sono certo».