Non ha saputo, esonerato per far posto a Juric.
«Cosa? Questa è pura follia. Non ci credo, non lo sapevo. Se il mio cuore è per un pezzetto giallorosso è per De Rossi. Daniele è una persona vera. Vorrei sapere con quale criterio hanno deciso. Ci vorrei parlare, è una cosa pazzesca. Poi si dice che le bandiere non esistono più. C’è chi evidentemente si diverte ad ammainarle».
Torniamo al basket. Sabato si comincia a fare sul serio con la Supercoppa.
«È un bel banco di prova. Io l’ho vinta da giocatore con Varese nel 1999 e poi con Sassari nel 2019. Ci si arriva sempre con un po’ di tensione e solo chi la vince alla fine non ha stress. Chi perde si chiede: ho costruito la squadra giusta? La chimica sarà quella che volevamo? Si possono insinuare dubbi. Di certo ogni tanto ci scappa qualche bella sorpresa».
E il campionato sarà segnato dalla solita sfida tra Milano e Virtus Bologna?
«Le due big hanno allestito squadre di ottimo livello cambiando sì, ma conservando anche una base solida. Il duopolio se gestito come facciamo in Italia dove i controlli sui bilanci sono rigidi - e questo è un altro merito di Petrucci - ha ragione di esistere e rende merito a chi compie grandi investimenti. Però non credo a una stagione segnata. Io vedo almeno 10 squadre in grado di giocarsela per un torneo equilibrato e spettacolare. Dove, me lo auguro, trovino spazio i giocatori italiani».
A proposito si avvierà il ricambio generazionale?
«Già prima del preolimpico abbiamo chiamato alcuni ragazzi interessantissimi a cui vogliamo aggiungerne altri. Ma non riempiamoci la bocca con la parola giovani. Vanno protetti e fatti crescere. Non si può scaricare su di loro il peso di troppe responsabilità».