Julia ammirava Paola, Paola si rivedeva in Julia. Come due sorelle si seguivano a distanza, con la “piccola” Ituma che si era messa in testa di ripercorrere la stessa strada vincente della “grande” Egonu. Curiosamente - e forse non è stato solo un caso - la 18enne aveva scelto di giocare per la Igor Novara dopo tre anni di Club Italia, quel “nido” che forma le migliori giocatrici in circolazione dando continuamente linfa nuova alla Nazionale del Ct Mazzanti. Egonu ha fatto lo stesso identico percorso: tre stagioni al Centro Pavesi, poi la prima esperienza senza più la rete di protezione “federale” proprio in Piemonte. Julia l’aveva ammesso, poco tempo fa: «Sogno di giocare con Paola, prima o poi». La tragedia di ieri ha drammaticamente interrotto il filo del destino. Nessuno, né le compagne di squadra né i familiari, avevano avuto segnali di un malessere attuale; la pallavolo aveva in qualche modo aiutato Ituma a uscire dai momenti complicati della sua giovane vita. Ma in certi meandri, purtroppo, ci si entra da soli. Lasciando fuori il mondo e le sue ancore di salvezza.
Scoperta
Marco Mencarelli è il Velasco della pallavolo giovanile femminile. Supervisiona talenti, capisce come valorizzarli e, insieme agli altri tecnici delle Under, studia per loro dei percorsi di crescita. Ha allevato entrambe, Paola a Julia, ovviamente in momenti diversi. «Vedevo in lei più o meno le stesse qualità che avevo visto in Egonu quando aveva 15-16 anni, anche se le caratteristiche tecniche erano diverse» ci racconta, commosso e incredulo, dopo aver appreso la notizia. Il modo in cui la ragazza di Milano è stata scoperta ha a che fare proprio con l’intuito degli osservatorin Fipav: Ituma, figlia di una coppia con origini nigeriane, seconda di tre figli, aveva iniziato la sua avventura sportiva col basket. Poi, grazie alla mamma Elisabeth, ha provato la pallavolo; ma non in una società sportiva di alto livello, bensì all’oratorio. In particolare in quello di San Filippo Neri di via Gabbro, nel quartiere di Affori, dove tra un torneo parrocchiale e una sfida nei tornei amatoriali è stata notata sia per la statura da gigante (ha superato presto il metro e novanta, a 15 anni saltava già 3,35 metri) sia per le doti tecniche sulle quali lavorava maniacalmente. Senza pensarci due volte, il Club Italia l’ha inserita nel proprio circuito.
Percorso
Per indossare la maglia azzurra, però, bisogna essere tesserati con una società affiliata alla federazione, e così a tutti è sembrato scontato far passare grande talento sotto le cure del Volleyrò Casal de’ Pazzi, società romana considerata dagli addetti ai lavori la massima eccellenza nel settore femminile; Ituma ci è arrivata tramite l’acquisto di Scandicci, club di A1 che collabora proprio con il vivaio del Volleyrò. Con la società capitolina ha disputato due finali nazionali, mentre il suo talento già conquistava tutti in Serie A2 proprio con il Club Italia. «Il suo percorso di crescita è stato evidente e tutti noi abbiamo visto in lei un prospetto che in poco tempo avrebbe potuto essere protagonista in Nazionale maggiore» il pensiero di Mencarelli. Nonostante i 18 anni compiuti a ottobre, le categorie giovanili cominciavano a starle strette: dopo l’argento al Mondiale Under 18 del 2021, chiuso da miglior realizzatrice con 139 punti, sempre con Mencarelli Ituma ha vinto l’oro europeo Under 19 a inizio settembre, venendo premiata come miglior giocatrice della competizione. «Era sempre disposta a lavorare per migliorare grazie alla sua determinazione - ha aggiunto il tecnico - infatti lei cominciò da schiacciatrice in quel Mondiale e nello stesso ruolo ha giocato in A2, in modo che potesse affinare la ricezione per poi strutturarsi come opposto. Aveva imparato a gestire la sua irruenza e la grande potenza in attacco. E tuttora aveva grandi margini di miglioramento». Il ricordo più dolce che lega Mencarelli a Ituma è legato però a un abbraccio, «quello che ci siamo dati dopo la vittoria dell’Europeo». Senza parlare, con uno sguardo mentore e allieva si sono detti tutto: «In qualche modo era come se io ringraziavo lei e lei ringraziava me. Non dimenticherò mai quel momento».