Alessandra Vitale, l'ambasciatrice paralimpica si racconta

Capitana e uno dei simboli assoluti dell’unica squadra italiana di sitting volley qualificata per Tokyo, l'atleta azzurra parla a cuore aperto della sua esperienza e della voglia di partecipare alle paralimpiadi di Tokyo
Alessandra Vitale, l'ambasciatrice paralimpica si racconta
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NOLA (CASERTA)-  « Quando parlo della mia esperienza voglio far capire che tutto si può superare, che è necessario riuscire a vedere lo stesso problema da un altro punto di vista o, per dirla in altro modo, cercare più punti di vista a un problema ». 

Alessandra Vitale è la capitana e uno dei simboli assoluti dell’unica squadra italiana di sitting volley che, prima che la pandemia flagellasse il mondo, aveva già staccato uno storico pass per i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Sarebbe stata la prima in assoluto per le ragazze della Fipav, un appuntamento che tutti ci auguriamo sia stato solamente posticipato temporalmente di un anno. Medaglia d’argento agli Europei di Budapest del 2019, quarta ai Mondiali di Rotterdam del 2018, la Nazionale Italiana di sitting volley femminile rappresenta una delle realtà più belle nel panorama degli sport paralimpici. 

In Campionato, Alessandra Vitale veste la casacca della Nola Città dei Gigli. A marzo del 2019, per la giocatrice campana è arrivata anche la soddisfazione della nomina ad Ambasciatrice dello Sport Paralimpico. 

Un riconoscimento che rappresenta orgoglio, emozione, riconoscimento del lavoro ma che ovviamente la capitano condivide con il gruppo, tanto del club quanto della nazionale, per un ruolo importante che  « rappresenta l’occasione di andare nelle scuole, nelle associazioni sportive, in mille altri posti e far capire alla gente che la vita ci mette davanti a un muro. La difficoltà non è andare oltre ma capire come superarlo. Spesso - prosegue l’atleta campana - il nostro primo impatto nei confronti delle difficoltà è quello di pensare che non riusciremo più a fare quello che facevamo prima. Il mio compito, allora, è quello di parlare a queste persone raccontando come attraverso il percorso che ho intrapreso – dapprima con il cancro e poi con l’amputazione – ciò che appariva insormontabile alla fine non si è rivelato come tale ». 

La capacità innata di comunicare le sue emozioni e la straripante  passione rappresentano sicuramente una leva efficace per Alessandra che  cerca « con la ‘chiacchiera’ di impartire lezioni di ottimismo, raccontare cose delicate anche con il sorriso, magari inserendo un pizzico di ironia. Insomma, dopo i primi minuti di sguardi del tipo ‘poverina’, vedo nella gente una trasformazione e noto crescere l’interesse ». 

Parole di speranza che però non vogliono nascondere la difficoltà di un percorso che « non è stato certo in discesa ma piano piano, anche con l’aiuto e il confronto mi ha permesso comunque di migliorare. E’ stato li che ho compiuto un passo in avanti »

Esperienze che l’atleta campana cerca di riportare nel suo ruolo di ambasciatrice consapevole che « parlare a un pubblico non è sempre facile, perché tanti vivono situazioni di profonda tristezza e cominciano a farmi domande anche personali per capire come si possa fare ad andare avanti con normalità »

Lo sport come straordinario grimaldello per riappropriarsi della propria vita ed è proprio da questo elemento che la Vitale ha tratto una fortissima ispirazione: « Lo sport mi ha dato quella spinta finale, quella voglia di riscattarmi e una forte consapevolezza in me stessa. Diciamo che grazie allo sport ho avuto un’iniezione di ottimismo importante ». 

Tante le situazioni da raccontare dal 2019 a oggi, su tutte l’incontro con cinquecento ragazzini al Premio Fabula di Bellizzi quando « studenti che potevano essere miei figli iniziarono a pormi mille domande, alcuni anche imbarazzanti, per cercare di capire cosa avrebbero fatto se avessero avuto una mamma come me. All’inizio confesso che le loro curiosità mi hanno un po’ spiazzata, ma a parte una fase di iniziale imbarazzo ho cercato di spiegargli che i miei figli sono molto orgogliosi di una mamma che partecipa a competizioni internazionali, va in televisione, gira per raccontare la sua storia e fa tutto quello che fanno le altre mamme, se non di più ». 

Bello parlare al mondo paralimpico, ancora più gratificante confrontarsi con chi non fa parte di questo movimento. Sicuramente « nei miei incontri difficilmente parlo dell’aspetto sportivo ma cerco di andare sempre oltre quell’ambito. Credo che il ruolo degli ambasciatori sia soprattutto quello di raggiungere le persone che ancora non fanno parte del mondo paralimpico ». 

Il sogno sportivo rimane quello della Paralimpiade di Tokyo, per ora solo rimandato e la speranza che «non venga annullata perché abbiamo voglia di farla e abbiamo sudato tanto per meritarci la qualificazione. Per la Nazionale Italiana Femminile di sitting volley, unico team a partecipare ai Giochi, sarebbe un onore: a oggi non possiamo che incrociare le dita ».

E guardare al futuro con ottimismo, lo stesso con cui Alessandra affronta la vita.

 

 


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