Quarant’anni dopo la favola del Gabbiano d’argento a Roma 1978, l’Italia ospiterà (prima fase anche in Bulgaria) un altro Mondiale di pallavolo, il terzo consecutivo dell’era Carlo Magri, 75 anni, dal 1995 presidente della Federpallavolo. Dopo le finali di Roma e Milano, stavolta sarà molto probabilmente Torino, in omaggio allo sponsor, ad ospitare la fase conclusiva, nonostante il flop di pubblico delle prime giornate dei recentissimi Europei.
Quale è stata la molla che l’ha spinta a chiedere il terzo Mondiale?
«La stessa delle altre volte. Ognuno ha le molle che ha: io penso che avvenimenti di quetso tipo siano importanti per la pallavolo e per lo sport italiano»
Un contributo di immagine per supportare la candidatura olimpica di Roma 2024, anche se quando i Mondiali si giocheranno si sarà già deciso tutto?
«Secondo me tutto serve. Faremo vedere come si organizza una manifestazione. Non è che i Mondiali me li regalano, se per la terza volta la Fivb ci ha scelto è perchè sa che dell’Italia puà fidarsi. Per arrivare a questo risultato ho potuto contare sul gioco di squadra. Ho avuto collaborazione da parte di molti, ci stavo lavorando da mesi e a fari spenti ci siamo dati molto da fare. E se per i Mondiali femminili organizzati quattro anni fa non tutti erano d’accordo con me, stavolta ho avuto un Consiglio Federale compatto che mi ha seguito»
Per la riuscita di un Mondiale è fondamentale avere una Nazionale competitiva.
«Nella Coppa del Mondo in Giappone la nostra Nazionale ha fatto vedere di essere forte. E’ chiaro che per avere un Mondiale di successo bisogna arrivare alla fase finale. Se organizzi e poi non ci arrivi...»
Il Mondiale femminile del 2014 si è rivelato uno straordinario successo, anche al di là del quarto posto finale. Palazzetti stracolmi, tanto entusiasmo sia in campo che sulle tribune e a livello mediatico. E’ un’eredità pesante?
«Non mi preoccupa. Sono convinto che il Mondiale 2018 avrà lo stesso impatto emotivo, anzi spero anche maggiore. Dopo due Mondiali organizzati è aumentata la nostra esperienza, ad ogni livello. Ci sarà risonanza, i tesserati sono aumentati, viaggiamo verso i 400.000, e gli sponsor ci cercano. Da sempre l’impatto delle Nazionali è notevole, registriampo picchi di audience televisiva»
Voi e la Bulgaria avete risolto un problema alla Fivb o c’erano altre candidature. Il Giappone aveva offerto molto.
«Diciamo che ci abbiamo lavorato sfruttando le situazioni particolari che si erano venute a creare. La Russia nel 2018 ha i Mondiali di calcio, il Brasile ospita l’Olimpiade nel 2016 e poi la federazione non è proprio in rapporti idilliaci con il presidente mondiale, la Polonia dopo il successo dell’anno scorso avrebbe pagato oro per riaverli, ma le vicende interne l’hanno messa fuori gioco. Il Giappone li voleva tutti e due (maschile e femminile) e a livello economico aveva un’offerta importante. Ma la Fivb si è fidata ciecamente dell’Italia. Abbiamo fatto un groosso lavoro politico ed hanno avuto il loro peso le partite al Foro Italico, il sorteggio al Teatro Farnese di Parma. Poi vorrei ricordare che abbiamo chiuso i bilanci due mesi dopo la fine delle manifestazioni»
Primo mondiale italiano nel 1978. Che ricordo ha lei di quell’edizione?
«Beh, io non ero ancora nato... Non ero a Roma ma lo vidi in tv e mi innamorai ancora di più della pallavolo».
L’ultimo pensiero va ad Andrea Scozzese, che fu presidente dell CO di Italy 2014 a Roma.
«In una giornata come questa è ciò che mi rattrista. Era un dirigente che stava tanto sul campo»
La foto è di Fiorenzo Galbiati