La carriera pallavolistica di Alessia Gennari, appena 23 anni, nativa di Parma, non è stata un fiume tranquillo. Si può dire anzi che ne abbia passate davvero tante ed in fondo l’operazione al menisco cui si è sottoposta lo scorso 22 luglio, mentre le compagne di Nazionale erano ad Omaha per la Final Six del Grand Prix, è solo l’ultimo ostacolo, che ha deciso di superare di slancio con l’obiettivo di tornare in campo e giocarsi un posto per gli Europei con l’Italia di Bonitta (che infatti l'ha aggregata al gruppo che lavorerà ad agosto in vista di Europei e qualificazioni olimpiche per Rio 2016)
Avendo in mente il rapido recupero di Francesca Ferretti, che riuscì poi a giocare i Mondiali, Alessia ha scelto la stessa strada: operazione con il Professor Mariani a Villa Stuart, immediato lavoro di riabilitazione (sette ore al giorno la prima settimana) e poi sotto con il programma di recupero, i compiti da fare a casa, in questa torrida estate.
Del resto è abituata a fare i conti con gli infortuni. A 16 anni, quando giocava nella Scuola Anderlini, si ruppe il crociato. Avrebbe anche potuto smettere perchè non aveva ancora deciso che il volley sarebbe stato a sua vita. Cambiò ruolo, da opposta divenne schiacciatrice. «Da bomber da 25 punti a partita a giocatrice di equllibrio» dice ora lei.
I Mondiali italiani li ha vissuti prima davanti alla Tv e poi spettatrice al Forum: «Fu emozionante. Nell’aprile 2014 avevo avuto anche una trombosi al braccio, per cui avevo messo da parte il sogno Nazionale». Poi invece è tornata, in campionato si è messa in luce e il ct ha iniziato a seguirla con attenzione, in epoca non sospetta, prima dei play off.
Alessia è stata una delle carte vincenti della Pomì Casalmaggiore campione d’Italia, protagonista di uno scudetto a sorpresa, indimenticabile, che appartiene già al passato ma che è stato il suo trampolino di rilancio per l’approdo nella nuova Nazionale che il ct Bonitta ha costruito dopo i Mondiali.
«Beh, lo scudetto ha dato tanta sicurezza in più. Io ero timorosa, mi sono sciolta. Ero curiosa di lavorare con Marco Bonitta perchè me ne avevano parlato bene. Nel Grand Prix mi sono trovata subito a mio agio, anche se il livello si era alzato e sai che se ti alleni male non giochi. Ho trovato un bel gruppo che si è espresso bene. Penso che siamo riuscite a dere motivi di riflessione al ct in vista degli Europei e poi del progetto che porta all’Olimpiade di Rio»
Una cosa positiva l’ha avuta da tutti gli infortuni che l’hanno frenata: «Ora ho capito quanto mi piaccia giocare a pallavolo, quanto mi manca quando ne sono fuori»
Le sarebbe piaciuto giocare la Champions con le amiche della Pomì, ma le vicende di mercato e le scelte della società tricolore l’hanno condotta alla FoppaPedretti Bergamo. «A Casalmaggiore si era creato un gruppo magnifico, dentro e fuori dal campo. E questo ci ha fatto vincere»
Si è avvicinata alla pallavolo da bambina, andando a veder giocare la zia Daniela, che giocava opposto e schiacciava un mare di palloni: «E’ stata lei il mio idolo. poi ho ammirato tantissimo Carmen Turlea per l’eleganza e l’umiltà»
Da bambina diceva che da grande avrebbe fatto l’archeologa, o la telecronista come scriveva nei temi. All’Università di Parma studia Beni Culturali. «Ora dico che volley a parte, mi piacerebbe insegnare. E’ importante avere altri interessi».