La Gialappa's torna su Dazn

Marco Santin e Giorgio Gherarducci commenteranno Torino-Inter nella nuova puntata di Coca-Cola Super Match. Con loro anche Gianfranco Butinar, noto imitarore, attore e comico.
La Gialappa's torna su Dazn
Andrea Ramazzotti
7 min

MILANO - Torino-Inter vista attraverso... gli occhi della Gialappa's Band. Saranno infatti Marco Santin e Giorgio Gherarducci a commentare per Dazn il match di domenica tra i granata e i nerazzurri nell'ambito della nuova puntata di Coca-Cola Super Match. Con loro ci saranno anche Gianfranco Butinar, noto imitarore, attore e comico, e il giornalista di Dazn Giovanni Barsotti. Marco Santin ha parlato dell'appuntamento, promettendo... risate per chi ascolterà la telecronaca.

Santin, di nuovo in video per commentare un match di Serie A dopo tanto tempo. Siete emozionati?
«Questo è uno stimolo molto forte: in questa fase della nostra carriera abbiamo la possibilità e la fortuna di scegliere di fare ciò che più ci piace. E Coca-Cola Super Match è una di queste. Più in generale, è l'approccio che Dazn ha oggi con il mondo del calcio a essere molto interessante. Rivoluzionario, sotto tanti punti di vista. Serviva una ventata di freschezza e, vedendo il palinsesto, credo che ci siano grandi potenzialità. Ci piacerebbe molto tornare a occuparci di calcio e questa è una splendida chance per ricostruire quel clima tra amici: pizza, Coca-Cola, Serie A e un sacco risate...

Come è cambiata la tv negli ultimi 20 anni?
«Personalmente la guardo poco, ma il vero problema è che le nuove generazioni non la guardano più. Un ragazzo oggi non si siederà mai per 4 ore di fila per un contenuto che può avere a portata di mano con qualche click. L'orario, poi, fa il resto. La prima serata è oggettivamente troppo in là... Serve più immediatezza, più rapidità, contenuti anche meno "pesanti" e più fruibili per tutte le fasce d'età».

Dalla tv tradizionale con "Mai dire gol" a una Ott come Dazn. Un bel salto generazionale e tecnologico...
«Su Dazn credo ci sia la possibilità di rifare cose simili a "Mai Dire gol" proprio perché strutturata in maniera differente. Bisogna stare al passo con le nuove tecnologie: ci siamo divertiti molto a giocare su Twitch durante gli Europei e con Sanremo. Noi Gialappi siamo attratti dalle novità e ci sono veramente un sacco di opportunità da sfruttare al meglio, cavalcando l'onda dei nuovi mezzi di comunicazione. Su Dazn adoro il programma di Marco Cattaneo, Sunday Night Square: lo trovo stimolante, veloce, leggero. Il potenziale qui è completamente diverso dalla tv generalista».

E' cambiata la tv, ma quanto è cambiato il mondo del calcio?
«Una volta "Mai Dire gol" aveva un seguito unico perché era un qualcosa di nuovo e avevamo la possibilità di vedere cose a cui non veniva dato spazio: penso ai lisci, che erano banditi (siamo stati i primi a giocarci sopra, ora ci fanno i servizi giornalistici...), o i video dei campionati esteri ad esempio, che non venivano calcolati più di tanto. Basti pensare semplicemente all'arrivo del giocatore straniero nel nostro campionato: una volta era più difficile rinvenire qualcosa su di loro. Chi è che aveva a portata di mano highights e video con le skills dei giocatori di tornei esteri? Quindi anche costruirci il mito, smontarlo, riderci sopra, parlare di "bidoni", era un qualcosa di nuovo per la maggior parte degli utenti. La risposta ai nostri programmi fu sorprendentemente positiva: è nato tutto un po' per gioco».

E il rapporto con i giocatori?
«I giocatori una volta erano i primi tifosi di "Mai Dire Gol". Erano loro a chiamarci, a segnalarci le interviste con gli errori dei compagni, il liscio dell'amico di un'altra squadra, e così via. C'era leggerezza e si toglieva quella pomposità che è il male del calcio. Vero, i dirigenti per il loro ruolo si prestavano un po' meno, ma faceva parte del gioco (ma lo spettacolo di un Lugaresi che non si ricorda la parola "ascensore", di un Bellomo, presidente del Monopoli, che faceva quelle interviste così rivoluzionarie, restano nel cuore...). C'era una bella condivisione, si comprendeva il senso ironico di tutto lo show, ci si divertiva tanto. Vedere calciatori famosi che si prestavano a sketch e a scherzi aveva creato un mondo nuovo. Eravamo nati come "antidoto a Biscardi", a quel salotto di discussioni legate alle partite. Abbiamo giocato, scherzato, ci siamo divertiti. E, tornando al discorso di prima, credo che i ragazzi oggi cerchino qualcosa di questo tipo. Quello che vorremmo ricominciare a fare: Coca-Cola Super Match mi sembra il luogo perfetto per la chiacchierata tra amici che dicono cavolate. Anche noi, comunque, avevamo le nostre magagne. Mandare la Littizzetto nei ritiri non è che fosse sempre rosa e fiori (ride, ndr)... Ma anche le ospitate dei singoli giocatori non erano sempre semplici: ricordo la volta che Filippo Inzaghi venne da noi e lo travestimmo da SuperPippo, ma non sapevamo fino all'ultimo se si sarebbe presentato o meno. Giocava nell'Atalanta ai tempi, non era tutto semplice come poteva sembrare.

Quale campione dei vostri tempo oggi non sarebbe andato d'accordo con i social?
«Credo che il bello di allora fosse avere a disposizione personalità che parlavano senza peli sulla lingua. Da Zenga a Maradona, arrivando a Platini. Spontanei, dicevano ciò che pensavano. Oggi, nell'epoca dei social, qualche loro dichiarazione forse avrebbe generato un centinaio di commenti negativi, a fronte però, e non ho dubbi su questo, di milioni di reazioni positive. Con loro non erano mai interviste banali. E quei pochi che magari non coglievano l'ironia, alla fine dei conti, rimanevano a esprimere la loro opinione davanti a una birra al bar con gli amici. Oggi, coi social, è tutto amplificato... Si dà tanto spazio e importanza all'opinione negativa di una minoranza».

Con quale giocatore di oggi ti sarebbe piaciuto scherzare ai tempi?
«Non saprei... Penso a Vlahovic, ma mi rendo anche conto di come certe dinamiche restino complesse. Ad esempio certi passaggi da una squadra all'altra come Fiorentina e Juventus alzano troppo la tensione. Ma è sempre successo, pensiamo a Baggio. Ci sono sempre certe dinamiche da considerare, probabilmente oggi alcune di queste sono esasperate. Penso magari al giocatore che veniva da noi in trasmissione, e magari qualche ora prima aveva perso lo scontro diretto. Immagina oggi cosa potrebbero scrivere sui social: accuse di poca serietà, mancanza di concentrazione, ecc... Alla fine venire a ridere da noi era qualcosa di bello, certo, ma bisognava comunque capire il momento giusto. Il calcio, la squadra del cuore, sono sempre temi delicati: per "l'italiano medio" è questione d'amore allo stato puro».


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