Retroscena Musetti, dove nasce l’impresa che ha stregato Wimbledon

Tra colpi sublimi e atteggiamenti rivedibili, il tennista toscano è un giocatore unico e giovanissimo
Retroscena Musetti, dove nasce l’impresa che ha stregato Wimbledon© EPA
Alessandro Nizegorodcew
4 min

LONDRA (Regno Unito)Lorenzo Musetti incanta, emoziona, brilla di luce propria. Non è il tennista più forte del mondo, ma ha una qualità: è unico. Il suo stile è una sorta di marchio di fabbrica: spesso lontano dal campo, slice di rovescio che rimbalza a un palmo da terra (o erba, in questo caso), accelerazioni improvvise e passanti tirati da chilometri di distanza, all’apparenza impossibili, ma con Musetti quasi una formalità. Il pubblico di Wimbledon ha imparato a conoscerlo, ad amarlo. Una parola, da Londra, riecheggia: “speachless”. Tradotto: senza parole. Un’emozione ben rappresentata dallo sguardo incredulo dall’attrice Keira Knightley, presente sul Campo n.1 mentre “Muso” scherzava Taylor Fritz nel quinto set. Lorenzo è così da sempre, un giocatore che porta a un continuo “wow”. 

La storia

La semifinale a Wimbledon arriva da lontano, ma con i medesimi protagonisti. A 8 anni e mezzo il piccolo Lorenzo, accompagnato in macchina da mamma Sabrina, si reca da Carrara a La Spezia per allenarsi. Trenta minuti ad andare, trenta a tornare. Un pendolare, a nemmeno 10 anni. Ad attenderlo al circolo, ogni santo giorno, c’è il maestro Simone Tartarini. Al Lemon Bowl, storico torneo internazionale che si disputa a Roma durante le feste di Natale, vince l’Under 10 e va in finale nell’Under 12. «Hai visto che rovescio quel ragazzino? E che smorzata…», si sente dire tra i vialetti del New Penta 2000, circolo in cui si svolge l’evento; «questo diventerà forte, ha un tennis meraviglioso», racconta qualcun altro al telefono. Lorenzo vince molto, e quando perde lascia comunque sognare appassionati e addetti ai lavori. Dal 2012 a oggi.  

Federer no, Musetti sì

No, è bene spiegarlo una volta per tutte: Lorenzo Musetti, se non per qualche slice di rovescio che ricorda lo svizzero, nulla c’entra con Roger Federer. Dritto e rovescio (coperto) non hanno alcuna somiglianza, così come il servizio e, soprattutto, l’atteggiamento tattico: uno iper offensivo, l’altro più lontano dal campo. L’aura di alcuni colpi, di tecnica pura, può rientrare nel ristretto club dei tennisti di talento puro, ma i paragoni con Federer possono confondere e, ancor di più, creare aspettative esagerate. Ciò non toglie che Musetti sia unico e spettacolare, che il rumore della palla sul suo piatto corde sia diverso dagli altri, che possa far sussultare gli astanti e far alzare in piedi sul divano chi si trovi a casa. 
Vincerà e perderà. Lorenzo Musetti è così, croce e delizia. A volte l’atteggiamento in campo è stato rivedibile (eufemismo), in altre circostanze perfetto. Spesso ci si dimentica dell’età, della vita fuori del campo, che sempre e comunque va a influire sulla prestazione. Lorenzo ha ancora 22 anni, è giovane, è già padre (del piccolo Ludovico), la sua esistenza è cambiata totalmente. E la ricerca dell’equilibrio, in campo e fuori, si costruisce col tempo. Il suo gioco, inoltre, proprio perché diverso da tutti, è difficile. Ha tante soluzioni e a volte scegliere la giocata non è semplice. In alcuni periodi, di scarsa fiducia, tutto ciò si ritorce contro; altre volte, come a Wimbledon, il suo tennis è da lacrime agli occhi. Muso è così, e così sempre sarà. Prendere o lasciare. 


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