Perché Alcaraz è il Tyson del tennis

Il commento di Dario Torromeo sulla crescita esponenziale del tennista spagnolo
Perché Alcaraz è il Tyson del tennis© EPA
Dario Torromeo
5 min

Marzo 2023. Carlos Alcatraz batte Daniil Medvedev e vince Indian Wells. «È il Tyson del tennis per come è capace di colpire quei dritti con la racchetta. Ci sono stati colpi che hanno spostato Daniil di 10 metri, colpi tirati con potenza e velocità brutali» (Gilles Cervera, coach del russo, a L’Equipe). Emilio Sanchez (ex 7 del mondo) scrive: «Alcaraz possiede la forza innata di credere in sé stesso. Sa che il suo gioco è diverso, lo sfrutta, e quando sbaglia lo dimentica in fretta, gioca sempre nel presente. Non ha paura di niente, nemmeno di sperimentare nuove soluzioni. Per lui giocare a tennis significa giocare per vincere, tirando, attaccando, e questa è una dote, uno stato mentale superiore. La gente lo ama perché il suo è un tennis spettacolare, divertente, che fa innamorare, che emoziona» (Il Tennis Italiano). Carlos Alcaraz a 19 anni e quattro mesi è diventato il più giovane numero 1 nella storia del tennis marcato ATP. Mike Tyson aveva un anno più di lui, quando è diventato il più giovane campione del mondo dei pesi massimi. Come lo spagnolo aveva potenza ed elevate doti tecniche, scatenava emozioni. Nel periodo d’oro vinceva quasi sempre per ko, questo aveva fatto pensare fosse un picchiatore e basta. Il tifo spesso si ferma al dito, non si avventura a guardare la Luna.

Altezza

Quando Alcaraz è apparso sulla scena mondiale, qualcuno vedeva in lui solo potenza, istinto e sfrontatezza. Oggi tutti sanno quanta tecnica accompagni ogni suo gesto. Nelle situazioni imprevedibili, l’istinto suggerisce un colpo che non si può insegnare. Lui lo esegue in modo naturale e quasi sempre va a dama. Tyson partiva con l’handicap dell’altezza, 1.80. Quasi tutti i massimi erano più alti di lui. Raggiungeva l’obiettivo evitando i colpi con una continua oscillazione del tronco, millimetriche schivate. Scelta di tempo e rapidità di esecuzione erano il suo marchio. Stile che nel gergo pugilistico si chiama peek-a-boo, come il gioco dei bambini. Il pugile muove la testa tenendo i guanti molto stretti sulle mascelle, stringendo le braccia al torso. Cus D’Amato ne aveva sviluppato il concetto. Mike Tyson ne è stato uno dei più grandi esecutori. Carlos Alcaraz è 1.82, il più basso tra i Top 10 dell’ultima classifica dell’ATP, che anche oggi guida.

Mentale

«Ogni tennista, prima o poi, si paragona a un pugile perché il tennis è boxe senza contatto. È uno sport violento, l’uno contro l’altro e la scelta è brutalmente semplice quando sei sul ring. Uccidere o essere uccisi. Sconfiggere o essere sconfitti. Solo che nel tennis le batoste sono più sotto pelle» (Andre Agassi, ex numero 1 del mondo, otto Slam, tre Coppe Davis). Boxe e tennis. L’approccio mentale, l’uso dell’intero corpo, l’indispensabile armonia tra gambe e braccia, la dinamica dei colpi, la necessità di una grande tenuta fisica e mentale, la strategia tattica sono gli elementi che accomunano le discipline.

Colpi

«La boxe è uno sport incredibilmente difficile. Ci sono analogie con il tennis: togli il tempo al tuo avversario, cerchi di neutralizzare il suo punto di forza, di capire quali siano le debolezze. E anche velocità di gambe, aggressività, precisione. Adoro la capacità di concentrazione e l’autostima che hanno i pugili. Quando qualcuno guarda un match di tennis, dice: “Perché non gioca sul suo dritto?”. Ma quando sei sul campo non è così facile come potrebbe sembrare dalla tribuna o davanti alla tv. La stessa cosa accade con la boxe. Nel tennis alcuni giocatori colpiscono ogni pallina più forte possibile, non pensando. I pugili picchiano duramente anche se potrebbero sfruttare in altri modi la loro abilità tecnica. Ma è davvero grandioso quando puoi colpire in maniera pulita, colpire bene» (Andy Murray, ex numero 1 del mondo, tre Slam, una Coppa Davis).

Solitudine

Alcaraz ricorda Tyson anche per l’immagine di sfrontatezza che offre al pubblico, per la determinazione, la forza fisica. Per lui, come per Iron Mike, lo sport rappresenta il terreno su cui misurarsi andando costantemente all’attacco. Non misura con il bilancino energie ed emozioni. «Nessuno è solo come un pugile sul ring» (George Foreman, campione olimpico e campione del mondo professionisti) Otto parole per raccontare il forte senso di isolamento che può essere generato da un combattimento. E il tennis? «Il tennis è uno sport solitario. Non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo» (Andre Agassi). Dopo la vittoria su Medvedev, per la prima volta nella sua vita, Alcaraz giocherà la finale di Wimbledon. Avversario, Novak Djokovic.


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