Tutto un altro Sinner

Leggi il commento sull'impresa di Jannik, volato in finale agli Us Open
Paolo de Laurentiis
3 min

Poteva finire ancora prima di cominciare, con quel primo turno contro McDonald. Sinner veniva dalla bufera doping che tutti hanno vissuto soprattutto dal punto di vista mediatico. A parte lui. Puoi isolarti dal mondo esterno ma non dal tuo mondo e l’impatto con gli Us Open avrebbe messo ko chiunque: le accuse più o meno dirette dei colleghi, i mezzi saluti, gli sguardi di traverso. Solo la ridda dei commenti inappropriati di molti altri tennisti meriterebbe un discorso a parte: è incredibile con quanta superficialità gli addetti ai lavori parlino di argomenti così delicati, buttando lì una mezza frase o un mezzo giudizio quando dovrebbero sapere - loro per primi - come funzionano le cose. Sinner ha incassato silenziosamente ma ne ha risentito, perché non manifestare troppo all’esterno, non “sbroccare” mai, non vuol dire essere insensibili ma solo avere il proprio modo di fare, così diverso da quanto si vede in giro oggi.

Il disagio di Sinner al debutto contro McDonald

La sintesi del disagio è stato quel debutto contro McDonald, in teoria una passeggiata. Ma Jannik entra in campo e non ne becca una: perde il primo set 6-2 e nel secondo va subito sotto di un break. Quando è sull’orlo del baratro si accende, come fanno solo i grandi dello sport, non solo del tennis. Cerca il suo angolo, va a caccia di soluzioni tecniche e come spesso gli accade un punto dopo l’altro ritrova il filo della partita. McDonald viene spazzato via in quattro set, Jannik è soddisfatto ma non felice, parla di vittoria ma divertirsi è un’altra cosa. Racconta di aver imparato a distinguere gli amici dai nemici e intanto continua a giocare. La ruggine è tolta, la strada si fa in discesa e in tre set si libera di Michelsen, O’Connell e Paul. Non proprio avversarsi di primissimo piano.

L'esame Medvedev superato da campione

L’esame vero diventa il quarto di finale contro Medvedev e qui Jannik fa un’altra cosa da grande campione: nessuno è al massimo della forma dopo nove mesi di una stagione interminabile che ha logorato tutti, vince chi gioca meglio i punti decisivi. Sinner lo fa, Medvedev subisce: quando intravede lo spiraglio preme sull’acceleratore, quando si accorge che l’altro è ingiocabile lo lascia fare e recupera energie. Al russo lascia un set, il secondo, ma per il resto è una cavalcata. Fino alla semifinale di questa notte e all’ultimo atto di domani, contro un altro americano. Dovesse vincere il torneo, Sinner ne avrebbe battuti quattro. Quando si dice gli Us Open. 


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