Panatta: "Sinner e il doping? Lui in buona fede, solo su una cosa non c’è equità"

L'ex tennista commenta il caso che vede coinvolto il numero uno del mondo: "La vicenda non è finita..."
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MILANO - Nel giorno dell'apertura degli Us Open, si continua a parlare del caso Clostebol che ha visto coinvolto Jannik Sinner, trovato positivo all'antidoping nel marzo scorso e poi prosciolto da ogni accusa di assuzione volontaria qualche giorno fa, quando il caso è diventato di pubblico dominio. Adriano Panatta, ospite della Domenica Sportiva su Rai 2, ha commentato la vicenda: "Faccio una premessa, sono fermamente e assolutamente convinto della buona fede di Sinner, ci tenevo a dirlo - le parole del 74enne ex campione del nostro tennis - detto questo, devo spiegare come funziona: il tennis si gestisce privatamente, nel senso che c’è un’agenzia che fa i test antidoping che è privata e che ha trovato Sinner per due volte positivo, una volta a marzo durante Indian Wells, e poi a Miami, torneo che Sinner ha anche vinto. Quando sei positivo scatta subito la sospensione; lui l’ha evitata facendo ricorso al tribunale privato, che è un suo diritto e il tribunale gli ha concesso la sospensione. Poi c’è stato il processo interno, che ha dichiarato Sinner innocente. Ora tutti dicono, sì però gli altri sono stati sospesi: gli altri o hanno fatto ricorso, oppure i ricorsi sono stati rigettati. L’unica cosa che bisogna chiedersi è che non c’è equità di accesso alla difesa. Sinner, quando ha avuto la sospensione, ha preso il più grosso studio londinese di avvocati per fare il primo ricorso. Uno studio come questi costa centinaia di migliaia di euro: lui se l’è potuto permettere, purtroppo qualche altro tennista non l’ha fatto o non l’ha potuto fare. Ma la cosa più importante è che queste organizzazioni non hanno fatto trapelare nulla; pensate se l’avessero fatto trapelare a marzo. Hanno fatto le loro valutazioni, per decidere l’innocenza di Sinner hanno chiamato i tre più grossi esperti di antidoping al mondo, di cui due non sapevano nemmeno che fosse Sinner il soggetto implicato, e hanno valutato che lui non c’entrava nulla con questa contaminazione con lo spray. C’è stata solo una sottovalutazione di quanto potesse essere contaminante questo spray. Solo questa è la verità. Il resto sono solo parole". 

Il caso Sinner non è finito

Panatta poi conclude così la sua analisi: "La vicenda non è finita perché, io spero che non succeda, però sia la Wada, sia la Nado potrebbero fare ricorso. Poi addirittura c’è il Cas di Losanna, che è una specie di Cassazione. Spero non succeda perché Sinner è un grandissimo campione e un ragazzo eccezionale. Non posso neanche immaginare che possa essere coinvolto".


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