Grassani: “Sinner è innocente, ma sul Clostebol servirebbe uniformità”

L’esperto di diritto sportivo e la vicenda del tennista azzurro, numero uno al mondo
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Jannik Sinner è innocente, fermo il diritto della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, e del Nado, la struttura antidoping italiana, e della ITIA, la struttura antidoping del tennis , di presentare ricorso, entro il prossimo 11 settembre, al TAS di Losanna. Innocente per non avere assunto volontariamente, ma nemmeno con colpa o negligenza, il Clostebol, steroide anabolizzante proibito dalle normative internazionali. Lui, dell’acquisto del flacone incriminato, di banalissima reperibilità, senza nemmeno necessità di prescrizione medica, al modico costo di 6 (sei) euro, nulla ha mai saputo. Così come nulla ha mai saputo se la confezione fosse a base di crema o di spray (nel caso di specie si trattava di spray). Del pari, sempre Sinner, nulla ha mai saputo del percorso seguito dal medicinale, acquistato dal preparatore atletico del tennista altoatesino presso una farmacia di Bologna e ceduto al fisioterapista per la più rapida cicatrizzazione della ferita a un dito che quest’ultimo si era procurato. Infine, nulla ha mai saputo di come il principio attivo dell’antibiotico sia entrato nel suo corpo. Nulla, di nulla, di nulla, può essere addebitato al numero uno della racchetta. Questo ha sentenziato il Tribunale indipendente riconosciuto da ATP e WTA, titolare del programma mondiale di contrasto alla frode chimica nel tennis.

Tre esperti di fama mondiale lo hanno scritto in 33 pagine di una sentenza chiara, netta e tranciante, dopo essersi avvalsi dei pareri di numerosi luminari della materia, periti farmacologici, medici e professori universitari. Jannik Sinner è estraneo a qualsivoglia responsabilità nella vicenda in esame. È stato, invece, ritenuto colpevole di essersi avvalso di due professionisti del settore, facenti parte del suo staff, che, a vario titolo e con ruoli diversi, hanno causato la inconsapevole positività dell’atleta più grande del momento, sicuramente tra i primi cinque della storia “all time” dello sport azzurro. I punti in classifica persi a Indian Wells (400) e la multa che dovrà pagare Sinner (300.000 dollari), a causa delle già spiegate colpe altrui, rappresentano ben poca cosa in termini sia assoluti sia relativi, quindi inutile soffermarvisi oltremodo. Fermo restando che anche lo stesso giocatore ha diritto di ricorrere al TAS, nel rispetto dei termini suindicati, per chiedere l’annullamento delle sanzioni inflitte. Un dato, però, balza agli occhi e deve essere affrontato in ottica globale, non limitandoci solo al tennis: il Trofodermin, questo il nome del prodotto in commercio che contiene Clostebol, l’anabolizzante vietato, non viene sempre trattato dagli organi di giustizia in maniera coerente, soprattutto sotto il profilo sanzionatorio.

Chiedere, per esempio, facendo ovviamente tutte le dovute differenze e le valutazioni caso per caso, a Therese Johaug, sciatrice norvegese di fondo e vincitrice di quattro ori olimpici, fermata nel 2017 dal TAS per 18 mesi. Così come allo judoka brasiliano João Gabriel Shlitter, squalificato nel 2012 per due anni, sempre dal Tas e sempre per Clostebol. Senza conseguenze, invece, l’iter giudiziario di Dominika Jamnicky, triatleta canadese, condannata a quattro anni di inferno, per poi essere prosciolta dal TAS. La domanda che sorge spontanea è: c’è Clostebol e Clostebol e c’è Trofodermin e Trofodermin? Troppo audace e irriverente, forse, la risposta per essere qui sviluppata. Allacciamo, ora, le cinture e teniamoci forte, a prescindere dal differente, e altalenante, esito dei procedimenti giustiziali che si sono occupati, nel corso del tempo, della materia: In Italia, tra il 2019 e il 2023, sono stati rinvenuti positivi al Clostebol ben 38 atleti, un dato assolutamente superiore alla media degli altri Paesi. Ciò tenendo anche conto che, in base alla nostra legislazione, l’azienda farmaceutica titolare del marchio deve indicare, con un bollino rosso, tanto sulla scatola quanto sulla confezione, la presenza di sostanze dopanti. Quasi a prova di imbecille. Va da sé che, sempre per Trofodermin, Riccardo Moraschini, cestista, subisca una condanna a un anno, Josè Luis Palomino, calciatore dell’Atalanta, venga prosciolto nel doppio grado di giudizio e Fabio Lucioni, difensore del Lecce, venga fermato per 12 mesi. Paese che vai, Clostebol che trovi.


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