Sinner svuotato, il saturimetro e quegli undici lunghi minuti: ma resta numero uno

Contro Medvedev un set pari e nel terzo l’azzurro accusa un malessere: time out medico, poi il rientro. Dà tutto quel che può, ma non basta
Lorenzo Ercoli
5 min
La sacra erba di Wimbledon si è trasformata nel teatro di una battaglia fuori da tante logiche. Il quarto di finale tra Jannik Sinner e Daniil Medvedev si è trasformato in un giro di montagne russe da 4 ore. Sei mesi dopo il dramma dell’Australian Open, condito dalla storica rimonta di Jannik per il primo AO tricolore, il russo si è preso una dolce rivincita che coincide con una vittoria che mancava dalla finale di Miami 2023; al tempo valse il 6-0 sul tabellino degli scontri diretti. Le cose sono poi cambiate ad ottobre, a Pechino, con la prima vittoria targata dall’altoatesino. In meno di un anno ne sono seguite altre quattro e ieri ci sarebbe stata l’occasione di pareggiare i conti sul 6 pari con la nemesi dei primi tre anni di tour. Quando meno ce lo si aspettava, Medvedev è tornato alla ribalta con la vittoria per 6-7(9) 6-4 7-6(4) 2-6 6-3.  

Sinner e il terzo set

La fotografia del match, in senso proprio e non figurato, è quella del cambio campo del terzo game del terzo set. Il medico con il saturimetro misura l’ossigenazione del sangue a Sinner pochi istanti dopo il break subito. Uscirà dal campo per una pausa che si protrarrà per undici lunghi minuti. Al rientro Jannik non è propriamente trasformato, ma è un giocatore che in una situazione di precarietà fisica tira fuori ogni energia residua sperando di rimanere a galla per poi tornare a sentirsi meglio. «È difficile quando capisci che l’avversario non sta bene. Quando vedi che non si muove bene vorresti fargli giocare punti più lunghi e farlo soffrire di più, sportivamente parlando - così Medvedev ha descritto la situazione dal suo punto di vista -. Allo stesso tempo però sei consapevole che lui andrà a tutta forza ed è ciò che è accaduto, tant’è che è riuscito a procurarsi due set point in quel parziale. Alla fine però tutto è bene quel che finisce bene». Le parole dell’attuale numero 5 del mondo descrivono bene ciò che è successo. Per Jannik la resa non è concepita e, dopo il contro-break del 5-5, riesce a procurarsi due set point nel 12° game. Glaciale Medvedev, che salva prima con l’ace e poi proponendosi a rete impedendo a Sinner il passante. Il tie-break parlerà russo: 7-4. Ovviamente i due set precedenti meritano una narrazione e sono lo specchio dei tanti cambi di rotta della partita. Nelle battute iniziali si è rispettato l’andamento dei turni di battuta, spingendo la partita verso il primo climax nel tie-break. Sinner sembra più fresco, capace di avere la meglio nei punti brevi. Al contrario, Medvedev si trova subito in bilico tra attacco e difesa, ma con rara brillantezza ed efficacia. Daniil avrebbe potuto avere un potenziale rimpianto nel set point fallito al servizio nel primo set, sul 6-5 in suo favore dopo un doppio fallo di Sinner, in un tie-break che ha giocato meglio e perso. La frazione successiva è quella in cui l’italiano accusa i primi malanni, rallenta i colpi e lascia campo libero a Medvedev, che dal canto suo riuscirà per tutta la partita a trovare l’equilibrio perfetto nell’alternanza estrema di stili tentati per neutralizzare Jannik nelle sfide più recenti.  

Sinner con la forza della testa

Nel momento di massima difficoltà Sinner lascia andare il braccio sì, ma usa anche la testa e fa grande sfoggio della palla corta. Il ventaglio di soluzioni acquisito lo ha salvato a Madrid nelle due giornate dei dolori all’anca e per poco non gli ha permesso di centrare la seconda semifinale a Wimbledon, cosa che è sembrata plausibile dopo un quarto set dominato. Alla resa dei conti arriva presto però il break di Medvedev che vale il 3-1 e da lì il più classico dei cliché da erba: servi bene e porta a casa il match. Dopo essere andato a braccio sciolto tra terzo e quarto set, il momento decisivo è pesato un po’ di più all’azzurro, che non ha neanche provato a rifugiarsi in troppe giustificazioni.  
Domani l’altoatesino conserverà a prescindere la vetta della classifica mondiale e, salvo sorprese, andrà a Bastad per macinare ore di tennis su terra in vista dell’Olimpiade. Ha già ribadito l’obiettivo a cinque cerchi e il mantra che lo guida è chiaro: guardare sempre avanti.  


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