Sinner, il degno erede di Djokovic

Leggi il commento sul sorpasso al serbo da parte dell'altoatesino, nuovo numero uno del tennis mondiale
Paolo de Laurentiis
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Si sono arresi in due per dare a Sinner quello che ormai da mesi è di Sinner. Prima Djokovic, costretto a rinunciare al quarto di finale del Roland Garros dopo le 4 ore e 39 minuti di battaglia con Cerundolo, chiuse con una vittoria in più (la 370ª negli Slam, record) e un menisco in meno. E poi quel meccanismo infernale del ranking Atp, che aggiunge e sottrae punti obbligandoci al pallottoliere.

Sinner, il 29° numero uno da quando esiste il ranking

I calcoli sono finiti: da lunedì 10 giugno Jannik Sinner sarà ufficialmente il numero 1 del tennis mondiale, il 29º da quando esiste il ranking (era il 1973), il primo italiano. Sono almeno sei mesi - e ci teniamo stretti - che Sinner gioca da numero 1. Su tutte le superfici, in tutti i contesti, che siano Slam, Finals, Masters 1000, Coppa Davis. Come tutti i campioni dell’era moderna deve gestire qualche acciacco, ancora più doloroso quando ti costringe a saltare i tornei a cui tieni di più, tipo gli Internazionali di Roma. Ma limitandoci a questo 2024, anche con i problemi all’anca che lo hanno obbligato a un breve pit-stop, Sinner ha giocato 35 partite, perdendone soltanto due (contro Alcaraz nella semifinale di Indian Wells e con Tsitsipas in semifinale a Montecarlo). Poi solo vittorie. Facendo tutti gli scongiuri del caso, è l’unico imbattuto negli Slam del 2024.

Sinner, il degno erede di Djokovic

Nessuno è più degno di lui di succedere a un campione come Djokovic. Sinner ha sempre derubricato la scalata a banali calcoli aritmetici («È solo un numero»), forse per scaramanzia, forse perché lui è davvero così: imbattibile anche nella sua semplicità, che sia un no a Sanremo («Devo allenarmi») o una risposta su questioni di cuore («Sì, sto con Anna»). Ma da oggi entra in una dimensione diversa, non tanto perché accosta il suo nome ai miti del tennis ma perché - sono loro i primi a sostenerlo, gli unici a poterne parlare con cognizione di causa - se è difficile arrivare in cima è ancora più difficile ripetersi. Sinner ieri, a neanche 23 anni, ha raggiunto forse il vero grande obiettivo della sua carriera. «Un sogno», parole sue, che da ora dovrà difendere. «Sono contento ma ora mi concentro sulla semifinale». Se non ragionasse così, non sarebbe Sinner, il numero 1.


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