Sinner, i segreti del successo: dall’allenamento, al team, alla vita privata

Cosa c'è dietro allo straordinario traguardo raggiunto dal campione altoatesino: tra il duro lavoro e una vita "normale"
Davide Triolo
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Non ci sono segreti per arrivare a un bel traguardo, si tratta soltanto di quanto si lavora e di quanto si è professionali. Mi sveglio al mattino e penso subito ad allenarmi. Non ho paura e ho sempre in testa le partite di tennis: è quello che mi piace fare”. Queste parole rispecchiano in modo autentico il mondo di Jannik Sinner, nuovo numero uno al mondo e primo italiano di sempre a raggiungere questo straordinario riconoscimento. L’azzurro è considerato un prodigio già da diversi anni e la sua rapida scalata sino alla vetta del ranking non sorprende, se si considerano dei fattori essenziali: il talento, l’atteggiamento, la mentalità e l’accortezza nelle scelte.

L’allenamento: l’unica via

Sinner è un esempio positivo per le nuove generazioni che si avvicinano al tennis, le rappresenta alla perfezione e propone messaggi costruttivi, tra i quali rientrano il significato e l’importanza del lavoro. Jannik non ha mai nascosto l’assoluta dedizione al miglioramento del suo tennis e ha imparato a conoscere l’importanza dei dettagli in questo sport talvolta crudele. Prima l’esponenziale crescita al fianco di Riccardo Piatti, storico coach che lo ha visto diventare man mano da una promessa a un top player, poi l’exploit definitivo con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Sia nella prima parte della sua già splendente carriera che nella seconda, i coach hanno sempre esaltato l’impegno di Sinner in allenamento, pronto e coraggioso ad apportare delle modifiche, in alcune occasioni sostanziali, al suo gioco.

Sinner, affidandosi ai metodi specifici dei suoi coach, ha strutturato inizialmente un tennis ad alto rischio, esplosivo al massimo e difficile da contenere. Considerando i punti di forza e alcuni deboli, l’azzurro ha implementato gradualmente alcuni accorgimenti al suo tennis, lavorando molto sul movimento del servizio, sui colpi di tocco e soprattutto sulla tenuta fisica. L’atleta di San Candido, nel corso degli anni e prendendo decisioni forti rivelatesi importanti sliding doors, ha mostrato una volta di più che non basta il solo talento e quanto sia importante il contorno.

Il team: una famiglia di professionisti

Il lavoro del team che circonda Sinner rappresenta una parte cruciale del suo successo: il clima familiare e la preparazione di noti professionisti in diversi ambiti lo rendono un vero numero uno. Dopo la formativa esperienza all’Accademia di Bordighera con Riccardo Piatti e l’approccio al tennis ad alti livelli, l’azzurro si è affidato a una squadra composta da diversi co-protagonisti. Non soltanto Simone Vagnozzi, reduce da un grande lavoro con Marco Cecchinato, e Darren Cahill, ex coach di André Agassi e Andy Murray, ma anche Umberto Ferrara tra i suoi collaboratori. Il preparatore atletico citato, anch’egli al fianco del palermitano Cecchinato in passato, cura il fisico di Jannik con l’aiuto di Giacomo Naldi e Andrea Cipolla, rispettivamente fisioterapista e osteopata. Sebbene il fisico di Sinner non è e non sarà mai “alla Baywatch”, riprendendo le sue dichiarazioni, l’integrità atletica e la prevenzione degli infortuni hanno rappresentato un fondamentale tassello per una resa brillante.

La vita privata: l’importanza della riservatezza

Sinner ha sempre dato la priorità al campo, al tennis, allo sport. L’azzurro non ha mai dato la sensazione di poter essere distratto da situazioni esterne, gossip o eventuali provocazioni, concentrandosi costantemente sul suo gioco e i suoi obiettivi. Questo “scudo” di riservatezza è certamente fondamentale per il tennista italiano, sempre sereno in campo e difficile da influenzare con elementi che non riguardino il tennis. Le recenti esternazioni sul rapporto con Anna Kalinskaya confermano quanto detto: “Teniamo tutto molto riservato, come mi conoscete…quindi tanto più non parlo”. Chiaro, diretto, subito concentrato su altri temi. I valori trasmessi dal padre Hanspeter e dalla madre Siglinde, evidentemente, rendono Jannik un atleta encomiabile: riservato, esemplare, memorabile come il suo primato nel ranking.


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