Chi è Moutet, l’avversario di Sinner agli ottavi di finale al Roland Garros

Il francese è un tipo che fa impazzire persino i mental coach. E stasera potrà contare su un tifo d’inferno
Chi è Moutet, l’avversario di Sinner agli ottavi di finale al Roland Garros© EPA
Alessandro Nizegorodcew

Il diavolo contro l’acqua santa. Corentin Moutet e Jannik Sinner si affrontano negli ottavi di finale del Roland Garros in una delle sfide più attese del torneo. Da una parte il poeta maledetto, il cavallo pazzo del circuito ATP, che riceve squalifiche e “warning” con nonchalance; dall’altra il simbolo dello sportivo d’alto livello, perfetto in ogni sua scelta, quasi impossibile da criticare. Tra i due non ci sono precedenti. Sinner ha raggiunto la seconda settimana di un Major per la dodicesima volta su diciotto partecipazioni (66,6%) e insegue il settimo quarto di finale. Jannik, contro tennisti francesi, ha vinto 26 delle ultime 27 partite e al Roland Garros vanta 4 successi su 4 contro i padroni di casa. Moutet è agli ottavi di uno Slam per la seconda volta (dopo lo US Open 2022), la prima a Parigi.  
Nei tre match del torneo Moutet ha sempre vinto in quattro set, sconfiggendo Nicolas Jarry (finalista a Roma), Alexander Shevchenko e Sebastian Ofner. Tempo passato in campo, tra servizi da sotto e smorzate millimetriche: 8 ore e mezzo. Sinner si è disimpegnato in maniera più rapida e indolore, con poco più di 6 ore di match e nemmeno un parziale perso nelle sfide a Eubanks, Gasquet e Kotov. Dal punto di vista tecnico-tattico Moutet, seppur mancino, non dovrebbe dare troppo fastidio a Jannik; i pericoli arriveranno dall’ambiente (da corrida) che Corentin sta creando a propria immagine e somiglianza.

Cavallo pazzo

«Ha fatto impazzire i suoi allenatori, i genitori, ha mandato fuori di testa tutti i mental coach, ma quando riuscirà a domare tutta questa rabbia interiore, sprigionandola in campo, potrà diventare un campione». Parola di Nicolas Coutelot, ex n.87 ATP e, soprattutto, uno dei coraggiosi ad aver provato a domare la belva “Co” - questo il nomignolo sin da bimbo di Moutet - senza peraltro riuscirci. Elencare tutto ciò per cui il venticinquenne di Neully-sur-Seine ha fatto parlare di sé è quasi impossibile, poiché in ogni suo match accade qualcosa. 
Poche settimane fa, al Foro Italico contro Djokovic, il gioco è stato interrotto perché un cellulare continuava a suonare. Era il suo, di Moutet, che ha anche fatto finta di rispondere prima di attaccare. Ha bevuto note bevande gassate al cambio di campo, è stato squalificato per insulti all’arbitro e la federazione francese, negli anni, ha preso provvedimenti molto pesanti nei suoi confronti. Ha cambiato più coach di Preziosi e Cellino ma, al contrario di quanto avviene con i presidenti “mangia-allenatori”, sono stati i tecnici a scappare da “Co”. 


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Talento creativo

Il gioco di Moutet è brillante e folle allo stesso tempo, un tennis champagne da palati fini, che sta facendo impazzire il Bois de Boulogne. Nel match di terzo turno contro l’austriaco Ofner ha servito da sotto ben 12 volte, realizzando il 75% dei punti. Per alcuni il cosiddetto “underarm serve” è una mancanza di rispetto, per Moutet è un’arma decisiva. «Quando il mio avversario in risposta si posiziona lontanissimo dalla riga di fondo…».  
Corentin è un creativo, dentro e fuori dal campo. Nel gennaio del 2023 si è dovuto operare per un serio problema al polso destro e lui, da buon mancino, ha deciso di passare al rovescio a una mano; grazie al suo talento e alla grande manualità in poche settimane si era già abituato. Fuori dal campo è un artista ancor più completo, un poeta maledetto: legge Baudelaire, Hugo, Rimbaud. Suona il pianoforte e la chitarra, adora Einaudi e Chopin, ma anche Jeff Buckley e il rap (ha inciso più di un brano). Ha una grande passione per i cantautori francesi del passato come Brel e Aznavour, che d’altronde cantava parole che sembrano scritte per Corentin: «Je suis un cabotin dans toute sa splendeur, Je suis né pour jouer». Sono un istrione, in tutto il suo splendore, sono nato per giocare. 


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Il diavolo contro l’acqua santa. Corentin Moutet e Jannik Sinner si affrontano negli ottavi di finale del Roland Garros in una delle sfide più attese del torneo. Da una parte il poeta maledetto, il cavallo pazzo del circuito ATP, che riceve squalifiche e “warning” con nonchalance; dall’altra il simbolo dello sportivo d’alto livello, perfetto in ogni sua scelta, quasi impossibile da criticare. Tra i due non ci sono precedenti. Sinner ha raggiunto la seconda settimana di un Major per la dodicesima volta su diciotto partecipazioni (66,6%) e insegue il settimo quarto di finale. Jannik, contro tennisti francesi, ha vinto 26 delle ultime 27 partite e al Roland Garros vanta 4 successi su 4 contro i padroni di casa. Moutet è agli ottavi di uno Slam per la seconda volta (dopo lo US Open 2022), la prima a Parigi.  
Nei tre match del torneo Moutet ha sempre vinto in quattro set, sconfiggendo Nicolas Jarry (finalista a Roma), Alexander Shevchenko e Sebastian Ofner. Tempo passato in campo, tra servizi da sotto e smorzate millimetriche: 8 ore e mezzo. Sinner si è disimpegnato in maniera più rapida e indolore, con poco più di 6 ore di match e nemmeno un parziale perso nelle sfide a Eubanks, Gasquet e Kotov. Dal punto di vista tecnico-tattico Moutet, seppur mancino, non dovrebbe dare troppo fastidio a Jannik; i pericoli arriveranno dall’ambiente (da corrida) che Corentin sta creando a propria immagine e somiglianza.

Cavallo pazzo

«Ha fatto impazzire i suoi allenatori, i genitori, ha mandato fuori di testa tutti i mental coach, ma quando riuscirà a domare tutta questa rabbia interiore, sprigionandola in campo, potrà diventare un campione». Parola di Nicolas Coutelot, ex n.87 ATP e, soprattutto, uno dei coraggiosi ad aver provato a domare la belva “Co” - questo il nomignolo sin da bimbo di Moutet - senza peraltro riuscirci. Elencare tutto ciò per cui il venticinquenne di Neully-sur-Seine ha fatto parlare di sé è quasi impossibile, poiché in ogni suo match accade qualcosa. 
Poche settimane fa, al Foro Italico contro Djokovic, il gioco è stato interrotto perché un cellulare continuava a suonare. Era il suo, di Moutet, che ha anche fatto finta di rispondere prima di attaccare. Ha bevuto note bevande gassate al cambio di campo, è stato squalificato per insulti all’arbitro e la federazione francese, negli anni, ha preso provvedimenti molto pesanti nei suoi confronti. Ha cambiato più coach di Preziosi e Cellino ma, al contrario di quanto avviene con i presidenti “mangia-allenatori”, sono stati i tecnici a scappare da “Co”. 


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