ROMA - Gli Internazionali d’Italia sono un colosso sportivo in continuo movimento e progresso. Malgrado gli ostacoli frapposti dal maltempo, quella che sta per chiudersi sarà ricordata come l’ennesima edizione da record. Ne abbiamo parlato con Diego Nepi Molineris, direttore marketing e sviluppo del Coni.
Un’altra sfida vinta?
«Anche quest’anno… mai uguali ma sempre gli stessi. O forse è meglio dire, sempre uguali ma mai gli stessi. Questa visione è un punto fermo in cui credo fortemente: il Dinamismo Universale. E’ bello tutto ciò che si muove verso il futuro e il progresso. Gli Internazionali sono un esempio di cosa significhi la continua trasformazione. Edizioni che si susseguono, nessuna uguale alla precedente, una continua crescita, una vetrina unica per gli oltre 400.000 frequentatori del Foro Italico nelle due settimane del torneo».
La principale novità di quest’anno?
«Sicuramente la realizzazione di uno stadio modulare con una capienza di circa 6.500 posti, la nuova GrandStand Arena. L’impianto è stato progettato e realizzato per essere montato e smontato in pochi giorni grazie alla flessibilità del modello costruttivo. E’ dotato delle più avanzate tecnologie per renderlo un prototipo unico del suo genere, in grado di poter ospitare ogni tipo di evento, sportivo e non, grazie alla sua modulabilità».
Un progetto di cui andare fieri.
«Vorrei sottolineare che tutto il lavoro, dalla realizzazione delle strutture fino all’assemblaggio, è stato messo in atto da aziende italiane, per un impianto all’avanguardia dal punto di vista ingegneristico ed architettonico. Fondamentale l’uso di materiale ecologico, come la superficie esterna realizzata con PVC (polivinilcloruro; ndr) contenente il 20% di carta riciclata. Insomma, semplicità e tecnologia a favore dell’ecosostenibilità».
Questa edizione non è stata sicuramente aiutata dalle condizioni metereologiche.
«Un evento sportivo si basa su processi di pianificazione ben chiari e strutturati, ha una visione a lungo termine, delle regole da seguire, tecniche ed organizzative. Un evento sportivo prevede dei processi ferrei e precisi, prevede il prevedibile… ma, come la vita, le costanti si contrappongono alle variabili. Gli imprevisti, il maltempo, le critiche costruttive e la ricerca della soluzione… sono queste le variabili che ci consentono di raccontare la nostra storia. Situazioni diverse, forse nuove, che ti costringono a trovare le condizioni migliori per creare il meglio».
La prossima sfida?
«Dalla prossima settimana l’attenzione si sposterà a Piazza di Siena per il concorso ippico. Tutta la nostra squadra ci sta ragionando da 365 giorni, ne abbiamo curato il verde e realizzato la manutenzione ad ampio respiro. Villa Borghese è un patrimonio dei romani e del mondo intero, vissuto tutto l’anno».
Una risorsa per tutti i romani.
«Il progetto di quest’anno si troverà ancora di più in armonia con l’ambiente in cui è accolto. Il recupero artistico e architettonico dell’area, la rinascita del Galoppatoio, il progetto di bioarchitettura nel totale rispetto di Villa Borghese sono stati elementi fondamentali del nostro progetto. Sperando che il clima stavolta diventi nostro amico...».
Lei è tifoso di Federer, dispiaciuto per il suo forfait?
«Di Roger mi piace ricordare il suo congedo: “L’entusiasmo dei tifosi nelle mie partite a Roma mi ha ricordato perfettamente perché continuo a giocare nel circuito”».
La sua chiusura?
«Io penso che un evento sportivo non sia un film con una sceneggiatura prescritta, ma un piano sequenza che, vada come vada, crea emozioni inaspettate. E’ questa la forza dello sport. E allora, buon film a tutti».