Santopadre: "Sinner è il più forte. Djokovic? Mai fidarsi"

L’ex allenatore di Berrettini: "Essere numero 1 non influirà sulla testa di Jannik. Matteo  si giocherà le sue possibilità. Musetti farà un bel torneo a Wimbledon"
Marco Di Nardo 
6 min

«In questo momento Sinner è per me il più forte di tutti, ed è il favorito per vittoria del titolo a Wimbledon». Attuale coach di Luca Van Assche, che è stato ripescato come lucky loser e giocherà contro Fabio Fognini al primo turno dei Championships, Vincenzo Santopadre è fiducioso sulle possibilità dei nostri migliori giocatori nel terzo Slam della stagione: «Penso che anche Musetti possa fare un bel torneo, e in generale un’ottima seconda parte di stagione»Storico allenatore di Matteo Berrettini, che ha condotto alla finale di Wimbledon del 2021, Santopadre conosce meglio di chiunque altro le qualità del tennista romano su questa superficie: «In una eventuale sfida contro Jannik, avrà le sue chance». 

Per Sinner sarà il primo Slam da numero 1: pensa che questo possa cambiare qualcosa nella sua testa? 

«Per come lo conosco io, nella sua testa questo non cambierà nulla. I numeri non lo turbano e non gli mettono pressione. Sugli avversari invece è un fattore che può incidere, quando giochi contro il numero 1 hai uno stimolo diverso. Oggi lui e Alcaraz sono i più forti, quindi, battere loro è diverso rispetto a una vittoria contro chiunque altro, compreso Djokovic». 

Secondo lei, a livello tecnico, l’erba è adatta al suo tennis? 

«È perfetta per il suo tennis. Lui può fare un po’ più di fatica quando la palla rimbalza più alta e ci sono maggiori rotazioni. Ma quando può colpire all’altezza dal bacino diventa quasi ingiocabile. Per i miglioramenti che ha avuto al servizio, per la fantastica risposta che ha sempre avuto e per la sua preparazione atletica, penso che i problemi su questa superficie esistano solo per i suoi avversari». 

Pensa che Djokovic possa essere condizionato dai recenti problemi fisici? 

«Il mio pensiero è che Novak ci ha dimostrato tantissime volte cosa sia capace di fare. Se i gatti hanno sette vite, lui ne ha trentacinque. Detto in senso buono, non c’è mai da fidarsi del suo stato di forma, perché ha dimostrato di sapersi riprendere. Ovviamente quest’anno credo che anche lui si stia facendo qualche domanda in più sul proprio livello, ma allo stesso tempo penso che questo sia il torneo in cui può rendere meglio nell’intera stagione».  

Parlando di Matteo Berrettini: quando gioca a Wimbledon, in generale, sa di avere più possibilità rispetto agli altri tornei? 

«La sua consapevolezza su questi campi è arrivata in maniera graduale. All’inizio aveva diverse difficoltà, poi ha avuto dei miglioramenti che gli hanno fatto capire di potersi esprimere al meglio. Nel 2021 c’è stato il click dal punto di vista mentale, che gli ha permesso di dare più spazio al suo istinto. È migliorato al servizio e in risposta, ha iniziato a cercare di più la rete, e poi il suo rovescio in back sull’erba è molto più fastidioso. L’approccio di Matteo a questa parte di stagione è cambiato dopo quella finale. Anche se io ero già convinto che potesse fare quei risultati: nel torneo del 2021 speravo fin dall’inizio che Djokovic fosse nell’altro lato del tabellone».  

Nell’eventuale sfida di secondo turno contro Sinner, pensa che Matteo partirà con l’idea di poter decidere le sorti del match? 

«Matteo è perfettamente cosciente del fatto che Sinner sia il peggior avversario da poter affrontare al secondo turno. Però queste sfide gli sono sempre piaciute e ha tutte le caratteristiche per poterla affrontare nel modo giusto. Se questo match dovesse esserci, Jannik partirà con un leggero vantaggio, ma Matteo saprà di avere le possibilità per portarla a casa». 

Per quanto riguarda Musetti, secondo lei a cosa è dovuta l’ottima continuità che sta trovando sull’erba? 

«Penso che sull’erba abbia delle aspettative diverse, e magari sente meno pressione. E poi l’erba in qualche modo ti costringe a essere più propositivo. Si tratta di una componente tecnico-tattica che nel suo caso incide anche a livello mentale». 

Passando al suo attuale allievo, Luca Van Assche: che sfida sarà quella contro Fabio Fognini

«Quello che Luca dovrà fare è cercare di essere propositivo ed equilibrato. Ovviamente, il miglior Fabio era superiore al Van Assche attuale, ma in questo momento ci sono tutte le possibilità per giocarsela alla pari. Sono comunque due giocatori che hanno delle similitudini fisiche e anche tecniche, perché entrambi giocano molto bene con il rovescio. Però sono molto diversi dal punto di vista dell’esperienza». 

Guardando i risultati del francese, sembrerebbe che il suo limite sia quello di dover sempre lottare tanto, pur avendo ottime qualità mentali. È così? 

«Guardando i risultati, l’analisi non fa una piega. Ma in realtà, quello che sto cercando di fare con lui è provare a farlo giocare più libero, per assurdo cercando di lottare meno ed essere meno legato al punteggio, perché a volte lo porta ad abbassare il livello del suo tennis. Credo comunque che abbia l’intelligenza per superare questi limiti».

 


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