Deborah Chiesa: "Sono cresciuta con Jasmine Paolini, vi svelo il segreto della sua forza"

Deborah ha conquistato tre titoli ITF $25.000 ed è arrivata numero 143 del mondo nel 2018, ma la sua ascesa ha subito una frenata anche a causa di un fisico messo a dura prova dall’artrite reumatoide. Jasmine, invece, ha spiccato il volo
Deborah Chiesa: "Sono cresciuta con Jasmine Paolini, vi svelo il segreto della sua forza"
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Sembrava sempre che avesse tutto sotto controllo. Magari dentro aveva un terremoto, ma l’impressione che dava era di totale serenità”. Pregi (tanti) e difetti (pochi) di Jasmine Paolini raccontati da chi è cresciuta al suo fianco, condividendo con lei gioie, dolori ed emozioni di un percorso difficile ma estremamente stimolante. Deborah Chiesa è nata nel 1996 come la finalista del Roland Garros. Per gran parte della carriera giovanile giocava anche meglio e vinceva di più. Tanto che, tra le due, la titolare delle Nazionali junior era la trentina, non la toscana. Poi la situazione è cambiata. Deborah ha conquistato tre titoli ITF $25.000 ed è arrivata numero 143 del mondo nel 2018, ma la sua ascesa ha subito una frenata anche a causa di un fisico messo a dura prova dall’artrite reumatoide. Jasmine, invece, ha spiccato il volo.

Quali sono i suoi primi ricordi di Jasmine bambina?

“Avevamo 10 anni. Ci affrontammo in una competizione tra regioni ad Ancona. Lei era molto semplice, più della maggior parte delle bambine che giocavano a tennis. Ricordo bene la sua esplosività, la fisicità che già iniziava a fare la differenza. Ci giocavo e pensavo: ‘Ma quanto tira forte?!’. A quell’età era facile vincere tirando pallonetti e sbagliando poco. Lei invece era propositiva, si girava di dritto, colpiva a braccio sciolto. Libera”.

Per diversi anni Chiesa è stata più forte di Paolini…

“Fino ai 16 lei era fuori dal giro della Nazionale. Giocavamo spesso tornei diversi, anche se devo ammettere che la temevamo un po’ tutte, soprattutto quando sapevamo di doverla sfidare sui campi veloci”.

Che bambina e ragazza era?

“Era molto solare, spontanea. Sempre con quel sorrisone stampato sul viso. Era genuina, diretta, senza peli sulla lingua. In fondo quello che è tutt’ora. Se non le va bene una cosa, te lo dice senza problemi. Come tutti, ha le sue fisse: quando eravamo compagne di stanza, se non riusciva ad addormentarsi in due minuti impazziva”.

Poi siete diventate grandi e il rapporto si è evoluto…

“Siamo diventate maggiorenni e professioniste e Jasmine ha fatto un salto impressionante. Nel 2017, quando superai le prequalificazioni degli Internazionali d’Italia da outsider, lei era già numero 130 del mondo. Quell’estate vinse l’ITF $100.000 di Marsiglia, era proiettata verso il circuito maggiore. L’anno successivo debuttai agli Australian Open e ricominciammo a trascorrere tantissimo tempo insieme in campo e fuori”.

Ed insieme giocaste la Fed Cup con la Nazionale.

“Non dimenticherò mai la vittoria contro la Spagna a Chieti. Il primo giorno giocò lei, poi toccò a me. C’era un tifo pazzesco, le tribune piene. Le chiesi: ‘Come si fa?’. Mi rispose con una tranquillità impressionante. Diede tranquillità anche a me. È una lottatrice, gioca con il cuore, ma maschera benissimo la sua emotività”.

È quella la sua forza?

“Sembra che abbia sempre tutto sotto controllo. Oggi come allora. Magari dentro non si sente così, ma trasmette serenità. È la sua forza, così come il rapporto con coach Renzo Furlan. Sono l’uno la fortuna dell’altra. Hanno trovato grande equilibrio, funzionano bene. Inoltre la determinazione di Jasmine fa la differenza. Si è consolidata da top 50 WTA, ha preso le misure e ora è esplosa sino alla top 10. Va avanti come un trattore”.

Si aspettava questi successi?

“Finale Slam e top 10 forse no. Sicuramente la vedevo tra le prime 30 del mondo: ha il tennis per starci e secondo me l’altezza conta poco nel circuito femminile. È esplosiva, si muove benissimo, la palla le viaggia. Merita tutto quello che sta raggiungendo”.

A questo punto, dove può arrivare?

“Le prime 4 del ranking sono abbastanza continue: Swiatek, Sabalenka, Gauff e Rybakina vanno avanti in ogni torneo, non sarà facile impensierirle. Vediamo come si gestirà dopo questo straordinario Roland Garros. Intanto credo che giocherà senza paura le WTA Finals, poi sognare non costa nulla…”.

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