Furlan, l'intervista: "Effetto Jannik? Esempio per tutti"

Il capitano in United Cup parla della sua Australia, di Wta e dell'altoatesino: "Può vincere uno Slam, è al top"
Furlan, l'intervista: "Effetto Jannik? Esempio per tutti"© Getty Images
Alessandro Nizegorodcew
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«Sinner è prontissimo per vincere uno Slam, la fase finale della scorsa stagione lo certifica. Il clima in Australia? È cambiato rispetto ai miei tempi, le condizioni variano maggiormente e bisogna sapersi adattare». Coach di fama internazionale, ex n. 19 ATP e recente capitano azzurro in United Cup, Renzo Furlan fa le carte agli Australian Open. Dall’effetto Sinner a Sonego e Cobolli sino alla sua storica allieva Paolini. «Jasmine è diventata più forte e consapevole – racconta – ma può e deve ancora migliorare tecnicamente».

La United Cup che esperienza è stata?
«Molto bella. Il torneo è organizzato in maniera eccezionale; non solo per chi gioca i match ufficiali, ma anche per gli altri componenti del team. I ragazzi hanno potuto disputare partite di allenamento identici a quelli della United Cup ufficiale, con tanto di giudici di sedia, raccattapalle e tutto il resto».

Il n. 1 azzurro, nella circostanza, era Sonego. Come lo ha visto?
«Ha disputato due match tiratissimi con Zverev e Mannarino. Ammiro molto “Sonny”, perché riesce sempre a gettare il cuore al di là dell’ostacolo. Ha la rara capacità di mettere in campo il 100%. Durante l’arco della manifestazione si è allenato molto bene e con grande determinazione».


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Faceva parte del team anche Flavio Cobolli, che a Melbourne ha poi superato di slancio le qualificazioni.
«Non vedevo giocare Flavio da circa un anno e ritengo sia migliorato tantissimo. I piedi sono velocissimi, impressionanti, ha voglia, si allena molto bene e, aspetto da non sottovalutare, ha un grande team alle spalle. La qualificazione non mi sorprende».

Lei ha raggiunto un ottavo di finale a Melbourne, battendo Ivanisevic, nel 1996. Sono cambiate, rispetto a quei tempi, le condizioni di gioco?
«Racconto spesso a Jasmine che quando io venivo in Australia, all’incirca 30 anni fa, faceva sempre caldissimo, tutti i giorni. Ora il clima è cambiato e ci sono anche giornate intere in cui si deve portare la felpa. Il tempo varia e bisogna adattarsi. I campi, sempre ottimi, e le palle, sono piuttosto rapide e le condizioni veloci».

A proposito di Paolini, come spiega il salto di qualità che le ha permesso di raggiungere l’attuale n. 30 WTA?
«Ha acquisito consapevolezza ma con i suoi tempi, pian piano. Jasmine ha bisogna di toccare con mano il proprio livello. L’anno scorso, tra Montreal e Cincinnati, ha capito che stava esprimendo un tennis eccellente. Ha preso confidenza vincendo partite. C’è stato anche un miglioramento tecnico, in particolare sul servizio. È anche più ordinata tatticamente».


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Il livello generale del tennis WTA: qual è la sua posizione?
«Le giocatrici al vertice sono fortissime sia tecnicamente che fisicamente. Parlo di Swiatek, Sabalenka, Rybakina o Pegula. Sono solide, hanno pochi punti deboli. Anche il livello medio si è alzato tantissimo: se non si è al 100% sotto tutti i punti di vista si perdono immediatamente match e classifica. Complessivamente oggi le donne sono più complete tecnicamente e hanno maggiore cura della preparazione fisica».

Sinner può vincere uno Slam quest’anno?
«È prontissimo. Battere in quella maniera, e più volte, avversari come Alcaraz, Medvedev e Djokovic è un segnale inequivocabile. È al top».

C’è un effetto-Sinner in questo momento in Italia?
«Noto nelle scuole tennis una grande affluenza di ragazzi, più e meno giovani. C’è l’effetto-Davis e soprattutto l’effetto-Sinner. Mi colpisce molto come Jannik venga citato in discussioni su altri sport, è un esempio continuo. Ho letto Stefano Pioli citarlo più volte. Sinner è, di fatto, sulla bocca di tutti. E il brand tennis, in Italia, ringrazia».


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«Sinner è prontissimo per vincere uno Slam, la fase finale della scorsa stagione lo certifica. Il clima in Australia? È cambiato rispetto ai miei tempi, le condizioni variano maggiormente e bisogna sapersi adattare». Coach di fama internazionale, ex n. 19 ATP e recente capitano azzurro in United Cup, Renzo Furlan fa le carte agli Australian Open. Dall’effetto Sinner a Sonego e Cobolli sino alla sua storica allieva Paolini. «Jasmine è diventata più forte e consapevole – racconta – ma può e deve ancora migliorare tecnicamente».

La United Cup che esperienza è stata?
«Molto bella. Il torneo è organizzato in maniera eccezionale; non solo per chi gioca i match ufficiali, ma anche per gli altri componenti del team. I ragazzi hanno potuto disputare partite di allenamento identici a quelli della United Cup ufficiale, con tanto di giudici di sedia, raccattapalle e tutto il resto».

Il n. 1 azzurro, nella circostanza, era Sonego. Come lo ha visto?
«Ha disputato due match tiratissimi con Zverev e Mannarino. Ammiro molto “Sonny”, perché riesce sempre a gettare il cuore al di là dell’ostacolo. Ha la rara capacità di mettere in campo il 100%. Durante l’arco della manifestazione si è allenato molto bene e con grande determinazione».


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