Cobolli: "Fognini mi regala consigli, ecco cosa invidio a Sinner"

Intervista al classe 2002, in rampa di lancio dietro Musetti, che racconta le sue speranze e ambizioni
Cobolli: "Fognini mi regala consigli, ecco cosa invidio a Sinner"© Getty Images
Massimo Grilli
5 min

ROMA - “Flavio, Flavioooo“. Sembrava il Foro Italico, era “solo” il campo numero 1 del Tennis Club Garden, dove martedì Flavio Cobolli, considerato tra i giovani più promettenti alle spalle di Sinner e Musetti, aveva appena battuto un ex 12 Atp in cerca di rilancio dopo tanti acciacchi fisici come Borna Coric, uno che in carriera ha battuto Nadal, Murray e Federer.  

Bello vincere davanti al pubblico che tifa per te, no? 

«Bello ma devo imparare a gestirmi meglio. Quando gioco davanti ai miei tifosi sento di dover dimostrare qualcosa, voglio dare spettacolo e magari sbaglio. Però mi piace lottare, trascinare il pubblico dalla mia parte». 

Un bell’anticipo degli Internazionali, dove avrà una wild card.  

«È stato un regalo inaspettato, non nego di pensarci spesso. Dove vorrei giocare? Non ho dubbi, sul Pietrangeli, un bel campo caldo. Come avversario, io sono un tifoso di Djokovic, ma forse è meglio evitarlo...».  

Ha chiuso il 2020 al n.874 del ranking, a fine 2021 era già 205, ora è 146 e un mese fa ha vinto sulla terra rossa di Zara il suo primo Challenger. Cosa è scattato in lei? 

«C’è una frase che mi piace ripetere, “vincere aiuta a vincere”. Il torneo che ho conquistato un anno fa ad Antalya mi ha dato la spinta anche psicologica di cui avevo bisogno. Quest’anno ho giocato benissimo nelle qualificazioni di Montecarlo, ho battuto un Top 100 come Gaston, mentre poi con Ruusuvuori mi è mancata la lucidità necessaria quando ho capito che ero davvero vicino a batterlo. Comunque sento che il mio tennis sta salendo di livello».  

Un dritto robusto, un servizio che può far male, un rovescio migliorabile. Su cosa sta intervenendo?  

«Devo migliorare la percentuale di prime di servizio, e poi sulle volée e sui colpi di taglio faccio ancora un po’ fatica. Ma ci sto lavorando».  

L’obiettivo per il 2022? 

«Vorrei arrivare a fare le qualificazioni agli Open d’Australia 2023, non è facile ma ci provo. E poi mi piacerebbe tanto qualificarmi per le Next Gen di Milano (ora è 11º; ndr)».  

Lei è allenato da suo padre, (Stefano, ex pro, battè tra gli altri un certo Wawrinka). Come vanno le cose tra voi? 

«Litighiamo spesso, l’importante è affrontare con maturità gli screzi. È un tipo severo, certo. Dopo aver battuto Coric gli ho detto, “non ho fatto una gran partita ma come atteggiamento è andata bene, che dici?” No, mi ha risposto. Tutto qui».  

Qualcuno ha detto, Flavio diventerà forte, ma il gioco di Stefano era più bello... 

«Queste sono fake news. Comunque non lo so, da bambino l’ho accompagnato tanto ai tornei ma non ricordo il suo stile. A 15 anni l’ho battuto per la prima volta. Un po’ tardi forse, ma lui se la tirava, è rimasto in forma a lungo». 

Il resto del suo gruppo di lavoro? 

«Matteo Fago altro allenatore, Gianluca Pasquini preparatore atletico. E poi c’è Matilde».  

E che ruolo ha Matilde? 

«È la mia fidanzata».  

Nato a Firenze, ma vissuto da sempre o quasi a Roma («mi sento un mezzo sangue e ne sono orgoglioso»), romanista doc - un paio di settimane fa era in tribuna a Napoli - ha giocato per cinque anni nelle giovanili giallorosse. 

«Ero un buon terzino destro, giocavo con Bove che è ancora un mio grande amico. Lasciare il calcio per il tennis è stata una scelta molto dolorosa ma fatta con il cuore. D’altra parte, mi è sempre piaciuto vincere da solo».  

Lei ha fatto parte della squadra di Davis che a marzo ha vinto in Slovacchia. Lì ha stretto un bel rapporto con Fabio Fognini. 

«Sì, forse non siamo proprio amici ma ci scriviamo, lui mi dà consigli, cerca di aiutarmi. Cosa gli invidio? La velocità di braccio, è unica».  

Da Berrettini e Sinner invece cosa copierebbe? 

«A Matteo ruberei il servizio, a Sinner la mentalità da professionista. Jannik per me è un mito».  

Oggi affronta Fabbiano, che ha vinto un derby durato due giorni con Caruso.  

«Un anno fa al Garden sono arrivato in finale (battuto da Juan Manuel Cerundolo; ndr), vorrei andare ancora in fondo. Sarà un’altra battaglia, sono pronto».


© RIPRODUZIONE RISERVATA