© Getty ImagesFIRENZE - Cesare Prandelli lo ha consacrato “centravanti” della sua Fiorentina e Dusan Vlahovic non si è fatto attendere. E’ lui, il ragazzone serbo, l’unica certezza offensiva della squadra viola. Otto i gol stagionali segnati in A, di cui 7 arrivati nelle ultime 11 partite, che senza i tre legni scheggiati in campionato tra pali (contro Milan e Torino) e traverse (Atalanta) avrebbero potuto fargli già tagliare il traguardo della doppia cifra di marcature. E’ così che, all’improvviso, Dusan si è ritrovato titolare e trascinatore. Basti pensare che, complessivamente, difesa e centrocampo hanno messo insieme 10 reti (equamente divise), mentre tra gli attaccanti Kouame e Ribery hanno “timbrato" una volta ciascuno. E’ bastato metterlo al centro del gioco d’attacco della Fiorentina che quella maglia numero 9 sulle spalle è diventata detonatore di entusiasmo e di freddezza, da cecchino vero, un po’ come aveva fatto intuire di essere in Serbia, ancora ragazzino.
Attaccante completo
Ha segnato in ogni modo: su azione, dagli undici metri, e a Marassi pure di testa, fondamentale che ancora mancava all’appello. Il peso dei suoi gol incide nella misura di oltre il 35% sul totale delle marcature sommate in 22 giornate dalla Fiorentina (22 reti, compresa l’autorete di Alex Sandro contro la Juventus e il gol di Chiesa prima del trasferimento alla Juve), ed il gigante arrivato dal Partizan Belgrado adesso non si vuole più accontentare. Sa bene che tocca a lui trascinare la squadra nel porto sicuro della salvezza ed è pronto a raccogliere tutti i consigli che il suo allenatore gli continuerà a riservare, aspettando di ritrovare in Ribery la spalla ideale con cui fraseggiare.
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