BOLOGNA - Quelli che... aspettano. Magari proposte o addirittura risposte. Senza avere la pretesa di voler leggere e di conseguenza tradurre i suoi pensieri, la sensazione che tra questi possa esserci anche Sinisa Mihajlovic non sembra campata in aria. E non perché con il tempo siano cambiati i rapporti tra Sinisa, Joey Saputo e tutti i suoi ministri di Casteldebole, ma solo per una questione di ambizioni. Perché al di là di quella sua affermazione di una settimana fa, «sono ambizioso io ed è ambizioso Saputo», Mihajlovic si rende conto che non potrà allenare l’anno prossimo un Bologna più forte dell’attuale, alla luce delle due o tre cessioni eccellenti che per motivi di bilancio dovranno inevitabilmente essere fatte e ciò lo frena, facendo fatica a entrare nell’ordine di idee di poter attraversare un’altra annata con l’obiettivo massimo di costruire una salvezza tranquilla. Il che potrebbe anche rappresentare uno scenario più che dignitoso, ci mancherebbe, ma a due condizioni. La prima: a cominciare da Sinisa tutti devono accettare la realtà con grande serenità e con rinnovate motivazioni. La seconda: alla gente andrà detta la verità fino in fondo su quelli che sono i programmi, perché se non investi o investi per quello che vendi solo se ti va di lusso puoi fare il campionato dell’anno prima.
Le panchine libere
Per quale motivo potrebbe non essere sbagliato pensare che nella lista di quelli che aspettano proposte o risposte trovi uno spazio anche Sinisa, al di là del contratto che lo lega al Bologna fino al giugno del 2023? Perché Miha ha sempre detto di avere addosso l’ambizione di poter vivere un’annata da protagonista, di voler lottare per l’Europa e di non sentirsela di dover continuare a vivacchiare, di conseguenza è facile immaginare che di fronte a una richiesta di una società che gli offra una squadra in grado di lottare per un traguardo più importante ecco che potrebbe anche non fare orecchie da mercante.
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