BOLOGNA - Le ali ci sono, le tue ali Bologna finalmente le hai trovate. Mancavano loro all’appello, dopo giornate di partite sbagliate, prestazioni opache, di vorrei ma non posso. Orsolini non sembrava più lui, Skov Olsen non è più solo timido, Sansone è tornato a essere quella freccia avvelenata che era. A loro aggiungeteci anche Krejcì, che ala ormai non è più, è terzino, ma è comunque in grado di fare su e giù per la fascia (e di salvare anche un gol già fatto), segno che anche lui ha sposato la causa Bologna nella sua totalità. Dice questo la vittoria con il Lecce al Dall’Ara, che il Bologna ha ritrovato anche i suoi esterni d’attacco, quelli che tante e tante volte nel girone d’andata avevano dato una mano e che dopo il lockdown sembravano soffrire un po’.
Orsolini
Dopo la partita, Mihajlovic ha parlato di emotività, di sentimenti da gestire, di emozioni con cui fare i conti. Fattori fondamentali in chiave crescita e che nessuno può sottovalutare. Tutte cose, insomma, su cui sta lavorando anche Orsolini, sempre alla ricerca di una linearità. Prestazioni troppo altalenanti, le sue. Molto aveva fatto nella prima parte di campionato, quando era stato lui a trascinare compagni e squadra. Poi la pandemia, lo stop, l’inevitabile calo. Su di lui la società ha scommesso, ma è chiaro che le condizioni sfalsano qualsiasi giudizio. L’oggettività è una chimera, soprattutto considerato il lungo stop forzato che Orsolini, evidentemente, ha pagato più di altri. La prestazione contro il Lecce non è una resurrezione, ma è il primo passo verso una (ri)crescita che Mihajlovic e il Bologna si aspettano da lui.
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