BOLOGNA - C’è un’immagine che testimonia la resurrezione di Nicola Sansone. Non è l’esultanza, né la gioia dopo il gol. E’ un gesto. Sansone si porta le mani al volto, lo nasconde, nasconde l’espressione, forse una commozione, fa no con la testa, si adagia al suolo, aspetta l’arrivo dei compagni o solo che l’emozione passi. Dentro quei pochi secondi c’è tutto: la consapevolezza che le crisi si spazzano via in un attimo, l’idea che il Bologna sa vincere, la certezza che Sansone non è quello visto nelle partite precedenti. Resta soprattutto questo del gol di Sansone al San Paolo, il gol che ha ridato la vittoria ai rossoblù in un fulgido attimo di felicità. Finisce così anche la crisi di Sansone, che adesso si vuole riprendere la scena.
Il rilancio
Riscattato per oltre 7 milioni di euro, su di lui si è costruito molto del progetto del Bologna di oggi. Sansone è rimasto qui, è rimasto per incidere. A Bologna ha trovato un equilibrio, viene spesso in centro con la famiglia, vive la città. Tutto bene fino all’inizio del campionato, suo il gol al Verona nel pareggio finale, suo il gol alla Roma (partita che il Bologna perse) e che comunque aveva tutta l’aria di essere un gol di chi non molla mai. E’ stata però la partita contro il Genoa a cambiare la sua prospettiva di campionato. Un calcio di rigore sbagliato con un cucchiaio, e da lì il buio (o quasi). Cercava un modo per ritrovarsi. Poteva essere un assist, poteva essere una grande prestazione. E’ stato un gol, dimostrazione di come un attimo, nel calcio, basti a rovesciare il mondo.