La Roma è campione d’Italia in carica, la Lazio neopromossa dalla Serie B. Il derby arriva alla sesta giornata ed è uno spettacolo prima di tutto sugli spalti. Passa alla storia la coreografia dei tifosi giallorossi, uno striscione di novecento metri quadrati in Curva Sud con la scritta “Ti amo”. In campo viene rispettato il pronostico: il divario tecnico tra le due squadre c’è e la Roma si impone sulla Lazio allenata da Morrone grazie alle reti di Nela e Pruzzo e a un rigore parato da Tancredi a Giordano. A fine stagione, i giallorossi chiuderanno al secondo posto dietro alla Juventus, mentre i biancocelesti riusciranno a salvarsi grazie alla classifica avulsa favorevole nei confronti del Genoa.
IL COMMENTO di Carlo_Carlei
L’attesa del derby, anzi Derby perché è la Partita, mi ha sempre procurato un sovraccarico di emozioni sin dalle settimane precedenti: e, ad essere sinceri, lo fa tutt’oggi nonostante la mia età non più giovanissima. Mai però avrei pensato che il mio primo derby sarebbe passato alla storia per un altro motivo. Era il 23 ottobre 1983, noi eravamo Campioni d’Italia e loro tornavano dalla B dopo tre anni. Prima ero troppo piccolo per andarci da solo ma stavolta avevo deciso che dovevo esserci. Avevo la sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di unico, qualcosa che sarebbe rimasto impresso nella mente di tutti. E così fu. Mentre salivo le scale del vecchio Olimpico, quello senza copertura, nella zona dei Distinti Sud, vedevo un lavoro febbrile in Curva, la nostra Curva, da parte del Commando. Tutti all’opera, tutti a lavorare a comporre un puzzle che da lì a poco sarebbe diventato un’opera d’arte. Era uno striscione semplice, per ciò che c’era scritto, ma di un impatto emotivo devastante. Cinque lettere a comporre due sole parole: TI AMO. Uno striscione lungo 900 metri e che aveva impegnato oltre 1500 ragazzi nella sua realizzazione. Il più grande atto d’amore nei confronti di una squadra, la nostra Roma. I gol di Nela e di Pruzzo, che ci diedero la vittoria, passarono in secondo piano rispetto a quella coreografia da pelle d’oca. Un qualcosa che i bambini e gli adolescenti di oggi non possono più ammirare purtroppo. Ma, nonostante ora vada di rado allo stadio, non ho perso la speranza di rivedere quegli spalti pieni di ragazzi in festa con sciarpe e bandiere per mostrare a tutti che quell’amore dichiarato platealmente nel 1983 è, ancora oggi, più forte e intenso che mai.