ROMA - Le 129 persone morte nella strage di Parigi hanno stravolto l'Europa e messo al centro dell'attenzione delle intelligence planetarie i terroristi dell'Isis. Sì, ma cosa vuol dire 'intelligence' e come si differenzia dai servizi segreti? Come lavora, come è strutturata e cosa sta facendo davvero per difendere i cittadini spaventati dall'ondata di violenza che ha (s)travolto il vecchio continente? E infine - forse la domanda più difficile di tutte - riuscirà davvero a prevenire altri attentati?
Eccole, allora, alcune risposte fornite da una fonte anonima che lavora nei servizi italiani ai quesiti in merito all'intelligence che tutti i nostri concittadini (e non solo) si stanno ponendo in questi giorni di terrore, angosce e falsi allarmi.
1) Cosa vuol dire 'intelligence' e in cosa si differenzia dai servizi segreti?
Prima di tutto: non sono sinonimi. Il termine intelligence non deriva dall'inglese ma dal latino (intus+legere=leggere fra le righe). L'intelligence analizza, interpreta e produce valutazioni su dati e informazioni catturate in giro per il mondo. I servizi segreti sono le agenzie operative (in Italia ce ne sono due: AISI e AISE, ma ci torneremo).
2) Come funziona l'intelligence in Italia?
C'è un anno che ha cambiato il mondo dell'intelligence nazionale: il 2007. Fu allora che venne introdotta la Legge 127 che cambiò il mondo delle agenzie. I militari di fatto furono estromessi dall'intelligence, da allora in mano ai civili (fra i quali anche ex militari in aspettativa). Ad occuparsi di tutto c'è ora l'Agenzia Nazionale per la sicurezza (ANS) che vede al vertice operativo il presidente del Consiglio (al momento il premier Matteo Renzi). Quest'ultimo ha frequenti incontri con il CISR (consiglio interministeriale per la sicurezza della repubblica). A 'fare le veci' del premier c'è l'autorità delegata (attualmente guidata da Marco Minniti). L'organo che coordina tutto l'aspetto operativo dell'intelligence è il DIS (Dipartimento informazioni per la sicurezza) che gestisce i due rami più importanti, l'AISE (Agenzia per le informazioni e la sicurezza estera) e l'AISI (per le faccende nazionali). Queste ultime due hanno sostituito nel 2007 l'ex Sisde e Sismi che oggi non esistono più. Le informazioni che arrivano in possesso dei dipartimenti nazionali sono classificate in 4 livelli di segretezza: riservato, riservatissimo, segreto e segretissimo. Non vanno confusi con il segreto di stato che è un'altra cosa.
3) Quindi i militari non fanno parte dei servizi di intelligence?
No, anche se il Parlamento ha recentemente approvato una legge che permette ai servizi segreti di utilizzare all'occorrenza le forze speciali militari italiane. Questo prima era vietato in quanto i militari potevano utilizzare un'intelligence tecnico militare solo per difendere i contingenti impegnati in missioni all'estero.
4) Le 'spie' italiane hanno delle tutele in più rispetto ai normali cittadini?
Gli agenti dei servizi italiani AISE E AISI hanno delle garanzie funzionali che li tutelano per alcuni tipi di reato (ad es. entrare in una casa per piazzare delle microspie senza l'autorizzazione del pm). Si sta discutendo sulla possibilità di ampliare queste garanzie funzionali soprattutto durante la minaccia concreta di atti terroristici.
5) Quanto è concreta la possibilità di subire un attacco terroristico da parte dell'Isis in Italia?
Il rischio c'è ed è concreto ma niente panico. L'intelligence italiana funziona bene perchè col terrorismo ha già avuto a che fare nella sua storia, soprattutto negli anni di piombo. Le nostre agenzie sono in grado di scongiurare eventuali attentati su larga scala. C'è da considerare inoltre che in Italia non c'è una comunità musulmana radicata da generazioni come in Belgio o in Francia. Un potenziale terrorista dell'Isis che venga dall'estero avrebbe quindi più difficoltà a ricevere aiuto o una base d'appoggio. La garanzia di poterci difendere al 100% è però impossibile.
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6) Quanto è importante l'intelligence in questi momenti di tensione?
E' fondamentale. Si può riassumere così il suo lavoro: se l'intelligence fa il suo dovere, nessuno se ne accorge. Se invece il lavoro non è adeguato per un qualche motivo, finisce come a Parigi.
7) Come funziona il passaggio di informazioni a livello nazionale?
Una delle regole dell'intelligence è fornire informazioni solo a chi ne ha bisogno. Ad esempio, se una caserma è a rischio attentato, allora verranno informati solo i vertici militari presenti al suo interno. Le informazioni vengono valutate e analizzate da organi preposti che in base all'attendibilità delle notizie stilano precisi livelli di allerta. Sono l'AISE e l'AISI che stabiliscono i rischi di potenziali attentati in base ad alcuni criteri definiti (attentati in altri paesi, video propagandistici pubblicati sul web, ecc.)
8) A rischiare un attentato sono solo le grandi città o il pericolo è ovunque?
Se parliamo di Isis, sempre così attento alla propaganda, l'impatto mediatico di un attentato in una grande città non ha eguali. Ma a rischio sono anche siti archeologici celebri presenti in città più piccole. I militanti dello Stato islamico puntano tutto sulla propaganda: si capisce dalla 'qualità cinematografica' dei video che girano o dalla loro rivista ufficiale Dabiq, tradotta in più lingue per aumentare il proprio consenso.
9) Cosa accade quando scoppia una bomba in una città?
I dipartimenti e le agenzie lavorano per prevenire gli attentati. Nel momento stesso in cui avviene un atto terroristico sul suolo italiano finisce il compito (svolto male) dell'intelligence e tutto finisce nelle mani delle forze dell'ordine.
10) Esiste un coordinamento fra le varie intelligence mondiali? E quanto è affidabile?
Il coordinamento c'è, il lavoro dipende dalla comunicazione fra le agenzie mondiali che non sempre è esaustiva. C'è da considerare la protezione dell'identità di eventuali infiltrati che potrebbero essere bruciati in caso di divulgazione di informazioni riservate.
11) Come si fa a stanare un terrorista ricercato?
Per rispondere a questa domanda è necessaria una premessa: l'intelligence ha varie classificazioni, quattro per l'esattezza, divise a seconda delle fonti dalle quali ottenere informazioni. HUMINT (human intelligence) = non è una fonte di sola Intelligence diretta, ma anche di informazioni di pregnante valore "contro-spionistico". In questo caso le informazioni vengono ottenute da persone. L'esempio più classico è il terrorista che viene catturato e decide di collaborare. SIGINT (signals intelligence) = è l'attività di raccolta delle informazioni attraverso le intercettazioni. E' la più costosa ma allo stesso tempo la più efficace. Fra i tanti compiti c'è anche quello più tecnico dell'analisi dello spettro delle comunicazioni (localizzazione dei cellulari e interpretazione dei segnali dei radar). IMINT (imagery intelligence) = è l'attività di raccolta di informazioni mediante l'analisi di fotografie aeree o satellitari OSINT (open source intelligence) = è l'attività di raccolta di informazioni mediante la consultazione di fonti di pubblico accesso (il web e i giornali). Questa attività è la meno costosa ed è quella che fornisce maggiori informazioni. Il terrorista ricercato può essere individuato attraverso le prime due attività, HUMINT e SIGINT.
12) Quali sono i luoghi più a rischio all'interno di una città?
Tutti quelli ad impatto mediatico alto, come ad esempio un evento sportivo in uno stadio che racchiude tantissime persone in uno spazio ristretto. L'alternativa è colpire i cosiddetti soft target, cioè puntare su numerosi luoghi di ritrovo più piccoli e meno popolati piuttosto che uno solo di grandi dimensioni (ad esempio persone sedute in un bistrot o in un ristorante, come è avvenuto a Parigi). Quest'ultima ipotesi purtroppo crea ancora maggior paura nelle persone perchè sanno di poter essere attaccate anche nei luoghi più impensabili. La sensazione è quella di non avere difese.
13) Quali sono i paesi con l'intelligence più affidabile?
Gli americani sono quelli che spendono più di tutti, poi ci sono gli inglesi e i russi. Questi ultimi sono addirittura tornati ad usare le macchine da scrivere per evitare che le loro informazioni possano essere intercettate e i loro strumenti d'azione localizzati.
14) Quanto è concreto un attacco con armi batteriologiche sul suolo italiano?
E' quasi impossibile perchè sarebbe difficile da controllare e il suo esito sarebbe incerto. E poi non avrebbe un grande effetto mediatico.
15) Più probabile un attacco chimico?
Armi chimiche sono presenti in Siria e in altre zone del mondo. Non è impossibile realizzarla ma è impensabile riuscire a portarla in Italia senza essere scoperti.