Chamizo è una furia: "Il sistema è marcio!". Durissime accuse a arbitri e russi

L'ex cubano scatenato: "Mi hanno fatto star fermo due mesi e mi sento al 50%. Alle Olimpiadi servirà una magia". Malagò prova a tranquillizzarlo con una battuta: "Se non torni con una medaglia..."
Chamizo è una furia: "Il sistema è marcio!". Durissime accuse a arbitri e russi© EPA
Erika Primavera
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Baku come una cicatrice sulla pelle. La ferita sembra chiusa, in realtà al primo graffio riprende a sanguinare. Al solo sentir parlare di quel torto arbitrale di tre mesi fa, Frank Chamizo rivede i fantasmi della mancata qualificazione ai Giochi, che solo un ripescaggio ha fatto sparire. Ma a che prezzo? «Mi sento impreparato. Però sono felice di andare a Parigi, ho fatto di tutto per prendere questo pass con il supporto della Federazione e del Coni. Non abbiamo mollato finché ci hanno dato quello che meritavamo».

Chamizo e la clamorosa beffa finale  

La vittoria sulla materassina durante le qualificazioni olimpiche, poi l’errore dei giudici, il sogno a cinque cerchi che svanisce, la beffa finale. L’assurda storia dell’italo-cubano, medaglia di bronzo a Rio 2016, è un rosario di cattivi pensieri e illusioni che alla fine si sono trasformati in preghiere esaudite. «Non ci speravo più. Ora mi sento “sballato”: io ho bisogno di fare attenzione al peso, organizzare la preparazione, bilanciare i carichi di lavoro. E invece nei prossimi trenta giorni bisognerà fare una magia, inventarmi qualcosa perché mi sento al 50% della condizione. Ed è una follia avermi costretto a stare fermo per due mesi. È uno svantaggio». Ecco la ferita che inizia a bruciare. Dalla valutazione della sua forma fisica, in un attimo si torna all’incubo che non sarà mai superato. L’azzurro dice che dalla vicenda ha imparato a parlare meno, ma questa non è più lotta libera: si passa alla ruota libera. «Tutto questo è stato ingiusto e allucinante, non lo auguro a nessuno. La colpa è stata aver detto la verità, mi hanno punito» per aver denunciato un tentativo di corruzione.

Chamizo, parole di rabbia dopo il torto subito

La Fijlkam proverà a evitare che accada, ma Chamizo potrebbe ritrovarsi di fronte 4 dei 6 arbitri di Baku, selezionati per i Giochi dopo aver scontato la sospensione inflitta dall’organismo internazionale. Lui sbotta: «Mi dovrete tenere. Sono una persona schietta e onesta, se dovessi incontrarli gli andrò addosso. Se dovessero vedermi loro, che passino da un’altra parte. Già il fatto che loro sono rientrati prima di me è vergognoso». La United World Wrestling aveva avviato un riesame che ha riconosciuto l’errore arbitrale, ma senza alcuna violazione dei principi di correttezza e integrità. «E a me la Federazione mondiale ha chiesto di stare zitto, ma io parlerò ancora. Il sistema non è marcio, è marcissimo. In tanti mi hanno dimostrato vicinanza e solidarietà. Quello che è successo a me è capitato anche ad altri, che però non hanno il mio pubblico e quindi non vengono ascoltati. Io ho rotto un fronte». E poi ci sono i russi e i bielorussi: «C’è voluta una guerra per fermarli, potevano fare qualsiasi cosa ed essere sempre protetti».

La battuta di Malagò su Chamizo

Accuse durissime, sassi scagliati con forza contro una parete di cristallo. A distanza di due ore la Fijlkam prova a raccogliere i frammenti e a rimetterli insieme. In una nota sintetizza alcune nuove dichiarazioni di Chamizo: «Le sue riflessioni sono state forzatamente intese in modo aggressivo, mentre volevano semplicemente esprimere la difficoltà del sistema di qualificazione olimpica, particolarmente duro nella lotta». Un tentativo di scacciare i pensieri negativi, pensare solo alla materassina e al mese che lo separa dal 9 agosto, giorno che lo vedrà impegnato ai Giochi nella categoria -74 kg. Il presidente del Coni Malagò, legato a Chamizo da un affetto speciale, sdrammatizza: «Frank, se non mi porti una medaglia non puoi immaginare cosa ti faccio!». Risate, la tensione che si allenta. Meglio concentrarsi sulla preparazione a Courmayeur, poi in Ungheria, quindi la rifinitura in Giappone. «Sono un professionista e so gestire la rabbia. Questa è la mia terza Olimpiade ed è già tantissimo esserci, però io punto alla quarta. Ci vediamo a Los Angeles».


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