Da Carnera ad Ali, il jazz sale sul ring

All'Auditorium Parco della Musica di Roma la prima assoluta di "Gong, il suono dell'ultimo round", il concerto multimediale del trombettista Luca Aquino
Ettore Intorcia
3 min

ROMA - Gong, e una carriera che può cambiare per sempre, trascinando con sé anche la vita fuori dal ring. Gong, una pausa che viene a salvarti nel momento più difficile o il suono che annuncia che è tutto finito, ha vinto quell’altro e non c’è più da avere tanta fretta nel tirarsi su. “Gong, il suono dell’ultimo round” è il titolo del concerto multimediale del trombettista Luca Aquino, in prima assoluta oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma: non ci sarà pubblico, ovviamente, ma avrà una platea senza confini, in streaming sulla piattaforma live-now.com (ore 21).  

SEI PUGILI - Tra i talenti italiani più apprezzati sulla scena jazz internazionale, Luca Aquino è anche un grande appassionato di ciclismo e di pugilato. Di qui l’idea di raccontare la parabola sportiva e umana di sei grandi pugili - Primo Carnera, Muhammad Ali, Sugar Ray Robinson, Nicolino Loche, Carlos Monzon e Mike Tyson - componendo una suite di sei brani. Ogni pugile è raccontato dalla musica di Aquino, dalle immagini del maestro Mimmo Paladino (esponente simbolo della Transavanguardia) e dalle parole di Giorgio Terruzzi, recitate da Sara Aquino, Ginestra Paladino, Michelangelo Fetto e Tonino Intorcia. «Ho scelto i sei pugili - racconta Aquino - pensando molto alle loro carriere ma anche alle loro vittorie fuori dal ring, perché hanno combattuto impegnandosi nel sociale e nel politico. La boxe ha i ritmi del jazz, il dialogo tra due avversari è come quello tra un batterista e un trombettista». Sul ring di Aquino il percussionista sarà il francese Manu Katchè, con Fabio Giachino al piano e Dario Miranda al contrabbasso e all’elettronica. 

STILI - «Nella boxe come nel jazz c’è molto ritmo, ma ci sono anche molti “riposi”. In questo Nicolino Loche era un maestro, con la sua tecnica del difensivismo. Scherniva e stremava gli avversari mettendo i guantoni dietro la schiena, come avrebbe fatto poi anche Ali, invitando a colpirlo e schivando i colpi. Per questo stile ricorda molto Miles Davis: il pugno giusto al momento giusto, come l’attesa per piazzare la nota giusta che ti fa venire un brivido. Muhammad Ali lo paragonerei invece a Max Roach». Se Ali finì in galera per tre anni per essersi rifiutato di partire per il Vietnam, scontando a caro prezzo la sua militanza religiosa e politica, Roach finì nella “black list” dell’industria discografica per il suo impegno nella lotta per i diritti civili. Sul ring come nella vita, insomma. O nella vita come sul ring, che è lo stesso.

JAZZ 2.0 - Il concerto è inserito nel cartellone di Roma Jazz Festival. Rinviato di due settimane, sarà trasmesso in diretta streaming nel rispetto delle nuove misure anti Covid-19. «Applausi agli organizzatori - commenta Aquino - perché è un momento non semplice. Per il jazz è già un grande salto passare dall’atmosfera di un club a quella di un teatro, immaginatevi poi suonare senza pubblico. Ma lo streaming oggi è l’unico modo per proporre musica e per farsi ascoltare».


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