ROMA - Gong, e una carriera che può cambiare per sempre, trascinando con sé anche la vita fuori dal ring. Gong, una pausa che viene a salvarti nel momento più difficile o il suono che annuncia che è tutto finito, ha vinto quell’altro e non c’è più da avere tanta fretta nel tirarsi su. “Gong, il suono dell’ultimo round” è il titolo del concerto multimediale del trombettista Luca Aquino, in prima assoluta oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma: non ci sarà pubblico, ovviamente, ma avrà una platea senza confini, in streaming sulla piattaforma live-now.com (ore 21).
SEI PUGILI - Tra i talenti italiani più apprezzati sulla scena jazz internazionale, Luca Aquino è anche un grande appassionato di ciclismo e di pugilato. Di qui l’idea di raccontare la parabola sportiva e umana di sei grandi pugili - Primo Carnera, Muhammad Ali, Sugar Ray Robinson, Nicolino Loche, Carlos Monzon e Mike Tyson - componendo una suite di sei brani. Ogni pugile è raccontato dalla musica di Aquino, dalle immagini del maestro Mimmo Paladino (esponente simbolo della Transavanguardia) e dalle parole di Giorgio Terruzzi, recitate da Sara Aquino, Ginestra Paladino, Michelangelo Fetto e Tonino Intorcia. «Ho scelto i sei pugili - racconta Aquino - pensando molto alle loro carriere ma anche alle loro vittorie fuori dal ring, perché hanno combattuto impegnandosi nel sociale e nel politico. La boxe ha i ritmi del jazz, il dialogo tra due avversari è come quello tra un batterista e un trombettista». Sul ring di Aquino il percussionista sarà il francese Manu Katchè, con Fabio Giachino al piano e Dario Miranda al contrabbasso e all’elettronica.
STILI - «Nella boxe come nel jazz c’è molto ritmo, ma ci sono anche molti “riposi”. In questo Nicolino Loche era un maestro, con la sua tecnica del difensivismo. Scherniva e stremava gli avversari mettendo i guantoni dietro la schiena, come avrebbe fatto poi anche Ali, invitando a colpirlo e schivando i colpi. Per questo stile ricorda molto Miles Davis: il pugno giusto al momento giusto, come l’attesa per piazzare la nota giusta che ti fa venire un brivido. Muhammad Ali lo paragonerei invece a Max Roach». Se Ali finì in galera per tre anni per essersi rifiutato di partire per il Vietnam, scontando a caro prezzo la sua militanza religiosa e politica, Roach finì nella “black list” dell’industria discografica per il suo impegno nella lotta per i diritti civili. Sul ring come nella vita, insomma. O nella vita come sul ring, che è lo stesso.
JAZZ 2.0 - Il concerto è inserito nel cartellone di Roma Jazz Festival. Rinviato di due settimane, sarà trasmesso in diretta streaming nel rispetto delle nuove misure anti Covid-19. «Applausi agli organizzatori - commenta Aquino - perché è un momento non semplice. Per il jazz è già un grande salto passare dall’atmosfera di un club a quella di un teatro, immaginatevi poi suonare senza pubblico. Ma lo streaming oggi è l’unico modo per proporre musica e per farsi ascoltare».